di Billy Nuzzolillo
Libertà negate. Potrebbe racchiudersi in queste due parole quanto accade oggi in Italia. Provi a esprimere un’opinione sui giornali come sui social network e subito persino il sindaco di turno si offende, ti toglie il saluto e magari ti insulta.
Nei giorni scorsi mi è capitato di imbattermi in un video di Repubblica che ricordava, attraverso un servizio dell’Istituto Luce, la tragedia dell’affondamento dell’Andrea Doria in cui morirono tanti nostri connazionali imbarcatisi alla ricerca di un futuro migliore.
Mio padre Alberto, che come tanti della sua generazione emigrò negli States, mi parlò spesso di quel tragico episodio a cui era scampato per una serie di benevoli coincidenze.
E così, ricordando quei discorsi ed altri episodi vissuti in conseguenza della condizione di figlio di emigranti, ho condiviso su Facebook il video di Repubblica che ricordava la tragedia, commentando: “… quando i migranti eravamo noi… su quella nave, l’Andrea Doria, avrebbe potuto esserci anche mio padre, che in quegli anni fece la traversata atlantica numerose volte… riaffiorano i suoi racconti e una frase dello scrittore cileno Luis Sepulveda: “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro” ….”.
Dopo nemmeno ventiquattro ore, sempre su Facebook, è iniziata a girare la foto del manifesto fatto affiggere dal sindaco del mio paese, Pasquale Santagata, sulla questione del possibile arrivo dei migranti a Cerreto Sannita ed ho così ho scritto un nuovo commento: “… è un giorno triste… ieri pensavo ai racconti di mio padre, migrante, e al dramma dell’affondamento dell’Andrea Doria… oggi leggo che a Cerreto Sannita, il mio paese, c’è gente che specula per miseri interessi di bottega sul dramma dei migranti e il sindaco risponde facendo affiggere manifesti intrisi di razzismo… #oggimivergognodiesserecerretese”.
Al di là della posizione ideologica del mio sindaco (rispettabilissima, anche se non la condivido), facevo quindi riferimento in particolare al linguaggio utilizzato dal massimo rappresentante istituzionale del mio paese. Linguaggio che ho definito “intriso di razzismo”.
Apriti cielo. Il sindaco, accortosi del clamore mediatico assunto dalla vicenda anche a seguito del mio commento sui social network, ha postato un nuovo commento (utilizzando, tra l’altro, il vezzo dei puntini sospensivi che solitamente contraddistingue la mia comunicazione sui social network): “……a gentile disposizione di quei 5 o 6 oppositori di professione cerretesi , odiatori di professione, e di un professionista della politica e della cooperazione rossa di Telese Terme, nullafacente che ha campato solo di politica e dello stipendio che la Provincia di Benevento gli ha concesso a nostre spese per anni…che in questi giorni si sono ” vergognati “, personaggetti, direbbe De Luca, ai quali chiedo scusa per il fastidio arrecato….”.
Presumo di essere stato incluso nella categoria dei personaggetti e, sia chiaro, non me ne dolgo affatto. Mi dolgo, invece, del fatto che il primo cittadino di Cerreto Sannita, ventiquattro ore dopo aver scimmiottato il linguaggio di Salvini, sia nuovamente lasciato andare a considerazioni poco istituzionali….
Se innegabili sono le responsabilità di governanti europei e nazionali rispetto all’emergenza migranti in atto, altrettanto evidenti sono le responsabilità dei sindaci nel processo di delegittimazione delle istituzioni pubbliche. Posizioni come quella assunta dal sindaco di Cerreto vanno di pari passo con quella manifestata dal sindaco di Sant’Agata dei Goti, Carmine Valentino, che nel periodo natalizio insultò pesantemente il collega Giancristiano Desiderio nel corso di un consiglio comunale e recentemente si è rifiutato di commentare (e, quindi, condannare) il vile atto di violenza commesso da un gruppo di ultras della squadra di calcio di Sant’Agata dei Goti ai miei danni.
Alla base di tali atteggiamenti c’è l’insofferenza verso ogni forma di critica e conta poco se la critica viene espressa attraverso social network, articoli o libri.
Insomma, nessuno disturbi il manovratore altrimenti dapprima scatta il meccanismo del mancato saluto (giusto a sottolineare il peso dello sgarbo subito), poi quello della delegittimazione (che, come nel mio caso, può sfociare indirettamente in violenza fisica….) e, poi, quello dell’offesa.
E pazienza se l’aspirante Salvini di noi altri o l’iroso aspirante segretario provinciale del Partito democratico contribuiscono con i loro atteggiamenti a scardinare la credibilità delle istituzioni che rappresentano e che dovrebbero invece difendere.
La loro bramosia di controllo li porta persino a immaginare improbabili complotti e collegamenti occulti.
E così, mentre Carmine Valentino ritiene che io sia ispirato dall’antagonista interno al Pd Fausto Pepe, quest’ultimo mi considera vicino al centrodestra; Nunzia De Girolamo, a sua volta, mi considera vicino a Pasquale Viespoli, mentre quest’ultimo ritiene invece che sia influenzato da Gabriele Corona. Insomma, il classico cane che si morde la coda…
Peccato che dimentichino tutti un aspetto persino banale, e cioè che in giro c’è chi sfugge alla loro visione militaresca ed è disposto a manifestare liberamente le proprie opinioni, anche a costo di subire ritorsioni, minacce e persino violenze.