La Campania è un mondo a parte. “Gli italiani tengono famiglia” diceva Longanesi ma, in realtà, ad avere famiglia sono soprattutto i politici campani. Tra gli eletti al nuovo consiglio regionale ci sono tanti “figli di”: per Forza Italia ci sono Armando Cesaro figlio di Luigi, Giampiero Zinzi figlio di Mimì; per il Pd ci sono Carmela Fiola figlia di Ciro, Enza Amato figlia di Tonino, Mario Casillo figlio di Franco. Tanti “figlie e figli di” sono stati trombati mentre nel Sannio è stato eletto a furor di popolo umbertodelbassodecariano un signor nessuno (e tra tanti “figli di” gli fa onore) come Mino Mortaruolo nel cui cognome c’è il destino di una provincia. Le truppe cammellate non erano solo quelle di Mastella e comunque conoscono la transumanza. E’ questa la regola senza eccezioni della Campania in cui Stefano Caldoro ha perso per 66mila voti mentre Vincenzo De Luca ha vinto per gli stessi 66mila voti perché la famiglia De Mita nella notte del 30 aprile passò da destra a sinistra dopo esser passato in passato da sinistra a destra. La Campania è un mondo a parte. C’è poco da esserne orgogliosi.
De Luca ha detto che sanità e lavoro sono le sue priorità. Quindi si governa? No, si gioca. Perché la priorità di De Luca è riuscire a insediarsi e nominare la giunta visto che per gli effetti immediati della legge Severino il presidente del Consiglio dovrà firmare il decreto di sospensione. Ma Matteo Renzi, che ha perso le regionali ma ha salvato il culo proprio grazie a De Luca (e De Mita), è sia presidente del Consiglio sia segretario del Pd e tutto lascia pensare che farà come Fabio Massimo detto il Temporeggiatore: prenderà e perderà tempo. Insomma, il Pd ha usato la legge Severino per estromettere Berlusconi dal Parlamento e ora il Pd per non estromettere De Luca dalla Regione Campania farà fuori in qualche modo la legge Severino. Le idee giuridiche sono chiare, le idee politiche sono confuse: o si rispetta la legge e si ritorna a votare o si cambia la legge assumendosi la responsabilità dell’atto. Per questo secondo caso ci vuole coraggio e dire con chiarezza che la legge è incostituzionale e che non si può lasciare alla magistratura il compito di selezionare la classe politica. Ma al coraggio non corrisponde la chiarezza e alla chiarezza non corrisponde il coraggio e così si proverà a praticare una via terza azzeccando garbugli e mascherando goffamente l’ipocrisia. Nel mondo a parte che è la Campania la politica non è cinica, è ridicola. Anzi, per dirla con il giudizio di De Luca su De Mita: è folklore.
La verità è che la Campania tutta è diventata impresentabile. Una sorta di pattumiera d’Italia. Un ricettacolo di inconcludenze che ora diventerà un caso nazionale con il governo Renzi che nato per cambiare l’Italia dovrà ora cambiare se stesso per non cambiare una regione ancora nelle mani di quel De Mita che quando fu eletto Sergio Mattarella al Quirinale lo chiamò per dirgli nientemeno che “ricordati di essere democristiano”. La stessa cosa che dirà al rottamatore. Tanto il giovane fiorentino vuole cambiare l’Italia, non la Campania che è un mondo a parte impresentabile.