Matteo Renzi sostituisce chi non ubbidisce. E’ capitato alla commissione Affari Costituzionali della Camera. I dieci deputati del Pd, tra i quali anche l’ex segretario del partito, sono stati rimpiazzati dal gruppo parlamentare a norma di regolamento da altri dieci deputati. I dieci sostituiti sono contrari all’Italicum così com’è; i dieci supplenti sono favorevoli a tutto ciò a cui è favorevole il capo del governo. Non è uno scandalo. Per chi governa l’ubbidienza è fondamentale. Ma non lo è per chi legifera. Si possono sostituire i deputati in commissione se così vuole il partito, ma non si possono sostituire i deputati in Parlamento neanche se lo vuole il padreterno di turno. Si tratta di capire quanti sono coloro che sono contrari alla legge elettorale fatta su misura per Renzi e se esprimeranno il loro no anche quando sul provvedimento sarà posta la fiducia. Vedremo. Ad ogni buon conto la sostituzione di massa voluta da Renzi in commissione Affari Costituzionali è fin troppo indicativa.
Il capo del governo sostituirebbe, se potesse, tutti coloro che non pensano ciò che pensa lui. In verità, la cosa non è molto difficile perché gli italiani sono molto bravi a correre in soccorso del vincitore, come diceva splendidamente Flaiano. E’ capitato anche con la cosiddetta riforma della scuola, soprattutto quando il governo ha deciso di assumere (quasi) tutti i precari: 100 mila o 120 mila o 150 mila, chissà quanti. Nonostante ciò, però, la buona scuola sta andando verso uno sciopero generale e la cosa non piace a Renzi che fin dal primo giorno si è presentato come un innamorato della scuola e degli insegnanti ubbidienti. Lo sciopero dei professori non piace a Renzi che ha promesso di scrivere una lettera agli insegnanti disubbidienti per spiegare bene in cosa consiste la buona scuola. Ma se neanche la lettera d’amore riuscisse a convincere gli insegnanti sulla bellezza e bontà della riforma? A questo punto il capo del governo potrebbe adottare lo stesso metodo che ha utilizzato in commissione Affari Costituzionali: la sostituzione di massa degli insegnanti e rimpiazzare i professori e le professoresse che sono contrari alla sua riforma. Con chi? Con i precari, con i neolaureati e – perché no? – con i tanti dirigenti di partito ai quali bisogna pur sempre trovare un posto da qualche parte. In questo modo Renzi riuscirebbe a prendere migliaia di piccioni con una sola favola.
Sostituirebbe i professori che non pensano come lui vorrebbe che pensassero e metterebbe in cattedra dei supplenti pronti a pensare e attuare qualunque cosa lui pensasse di attuare. I supplenti di Renzi avrebbero come compito specifico l’allevamento di tanti piccoli e grandicelli Renzini che all’apparire del presidente del Consiglio nelle aule scolastiche lo saluterebbero battendo le mani e cantando: “Viva viva il Presidente/ così bello e sorridente/ così saggio e tanto amato/ che da tutti è venerato”. La sostituzione degli insegnanti di Stato con supplenti di Stato scelti direttamente dal governo sarebbe la perfetta realizzazione della scuola di Stato: le famiglie generano i figli e lo Stato li educa nel culto di se stesso riveduto e corretto al buio della buona scuola di Renzi. Gli stessi professori contrari alla buona scuola avrebbero l’obbligo di ritornare a scuola e prender lezioni di recupero e correzione per capire dove hanno sbagliato. Viva viva il Presidente….