di Billy Nuzzolillo
Il Sannio Consorzio Tutela Vini è nato il 5 febbraio 1999 e conta oggi quasi 400 soci suddivisi tra viticoltori, vinificatori ed imbottigliatori. Nel 2013 ha ricevuto dal MIPAF l’incarico di svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione e informazione del consumatore per quanto attiene la DOCG Aglianico del Taburno e le DOC Falanghina del Sannio e Sannio.
Nell’ambito di queste attività nei giorni scorsi ha organizzato un educational tour a cui hanno partecipato dieci giornalisti e blogger stranieri che si occupano di vino (Daniela Dejnega – Austria, Rene Van Heusde – Olanda, Ewa Lubiewa Wielezynska – Polonia, Stefan Krimm – Germania, Tom Cannavan – Gran Bretagna, Magda Beverari – Francia, Thomas Bohl – Danimarca, Alan Hood – Gran Bretagna e Paul Balke – Olanda).
Nell’ambito dell’iniziativa è stato anche organizzato un incontro tra giornalisti stranieri e sanniti, che è risultato preziosissimo perché ha consentito di avere un primissimo feedback rispetto all’esperienza vissuta dai visitatori. Dell’aspetto squisitamente enologico si occuperà nelle prossime ore il nostro Gourman, ovvero Antonio Medici, mentre qui analizzeremo gli aspetti più generali emersi dall’interessante confronto.
Innanzitutto, va sottolineato che gli ospiti hanno espresso vivo apprezzamento per l’iniziativa in quanto gli ha consentito di conoscere una parte del Sud dell’Italia, e della Campania in particolare, che in precedenza ignoravano completamente e che, invece, hanno scoperto essere meritevole di attenzione perché a loro avviso racchiude elementi che rappresentano un mix vincente per il futuro, e cioè: natura incontaminata, paesaggi collinari di rara bellezza, gioielli urbanistici e storici di grande fascino (Benevento e Sant’Agata dei Goti), oltre che vini (soprattutto la Falanghina) e cibi di ottima qualità.
A dire il vero, qualcuno si è persino meravigliato del fatto che finora quest’area interna della Campania non abbia fatto registrare un incremento di visitatori, così come accaduto ad esempio in tante aree interne della Francia. E, al di là di qualche criticità riguardante la produzione dell’Aglianico (di cui vi parlerà Antonio Medici), hanno evidenziato due aspetti che, a loro avviso, rappresentano un grosso limite per un territorio così ricco di storia, cultura e tradizioni: la mancanza di una visione “comunitaria” (in particolare nei produttori) e l’assenza di un “mito”, ossia di una narrazione investita di sacralità che accompagni i prodotti del territorio sannita, a partire dal packaging.
Elementi che sicuramente meritano di essere dibattuti e approfonditi coinvolgendo, oltre i produttori del settore enogastronomico, anche i cittadini e gli amministratori perché il futuro del Sannio passa necessariamente attraverso una crescita culturale complessiva.
E passa anche attraverso la difesa del territorio dall’assalto delle lobby energetiche e la lotta allo sversamento indiscriminato di rifiuti, ad esempio lungo le principali arterie di attraversamento, fin troppo ricche di segnaletica sui limiti di velocità (e relativi autovelox) ma assolutamente prive di una cartellonistica che focalizzi invece l’attenzione sui tesori (e “miti”) del territorio attraversato, come giustamente ha fatto notare anche qualche giornalista straniero.