di Billy Nuzzolillo
Ci risiamo. Nel volgere di qualche giorno si è passati dall’eccessiva euforia al disfattismo più assoluto. E’ la storia di sempre, la storia della Benevento calcistica su cui aleggia un fantasma che riaffiora ciclicamente e trova origine probabilmente in quella maledetta stagione 1975/76, quando la squadra allenata da Piero Santin dominò a lungo il campionato ma si sciolse come neve al sole nelle ultime partite (due pareggi e due sconfitte, se non ricordo male) facendosi superare sul filo di lana dal Lecce di Mimmo Renna.
Un crollo che per molti fu voluto dalla società, che non era in grado di far fronte alle spese necessarie per partecipare al campionato cadetto. E così da allora a ogni delusione riaffiorano gli antichi spettri e i relativi sospetti sulla reale volontà o meno di approdare nell’agognata serie cadetta.
Ad aggravare, poi, la situazione hanno provveduto varie inchieste e confessioni, che hanno confermato il sospetto che le promozioni ottenute da Crotone (2003/04) e Gallipoli (2008/09) ai danni del Benevento furono determinate da gravi irregolarità. Di qui, il crescente complottismo, favorito oltretutto dalla presenza di un personaggio potente e discusso come Claudio Lotito al vertice della Salernitana e dalla qualità (si fa per dire…) sempre più scadente della classe arbitrale.
Sullo sfondo, infine, le cocenti delusioni patite in tanti playoff, considerati ormai dalla tifoseria sannita alla stregua di una peste bubbonica da scansare assolutamente.
E così si è passati dall’esodo di Salerno (con annessi meritori applausi finali nonostante la sconfitta) ai fischi di ieri, dalla spavalderia degli ultimi mesi al depresso disfattismo delle ultime ore, manifestato anche attraverso i social network.
Eppure, nelle ultime gare (Melfi, Barletta e Salernitana) era già parso evidente il calo atletico della squadra, aggravato ieri anche dalla temperatura quasi primaverile e dalle scorie mentali conseguenti la sconfitta di Salerno. Soprattutto non sono lucidi quei calciatori che per larga parte del campionato hanno mascherato con prestazioni super anche i limiti di alcuni compagni.
Un periodo di calo fisico, tra l’altro ammesso anche dagli stessi protagonisti nel dopopartita, è fisiologico nel corso di un campionato. Del resto lo ha avuto anche la Salernitana, tant’è vero che il Benevento ne ha approfittato per riportarsi in testa alla classifica.
Quello che invece non è normale è il disfattismo che accompagna le delusioni; quella sorte di infantilismo sportivo da cui non si riesce a guarire e che ieri ha generato un principio di contestazione, infrangendo l’idillio che si era creato tra squadra e ambiente.
Lucioni ieri a caldo ha detto: “Prima eravamo fenomeni perché le vincevamo tutte e ci trovavamo in vetta, oggi sembra che siamo diventati dei brocchi. La verità è che il Benevento è sempre lì, siamo sempre quelli che sono riusciti a conquistare 60 punti in 28 partite”. E subito dopo ha aggiunto: “In questi momenti bisogna restare uniti. Le difficoltà vanno superate insieme. Questa squadra finora ha dato l’anima per la causa giallorossa. Il nostro attaccamento alla maglia è fuori discussione. Non si può contestare alla prima difficoltà”. Parole sagge e coraggiose da parte di un calciatore esemplare dentro e fuori dal campo.
Manca ancora molto al termine della stagione e il Benevento in un momento di grande difficoltà psicologica, oltre che fisica, di tutto ha bisogno fuorchè del solito e becero disfattismo che segue i momenti di delusione. E ancor meno ha bisogno del complottismo che, sia pure inconsciamente, rischia di generare falsi alibi e innervosire ulteriormente la squadra.
La conquista della serie B, insomma, passa anche attraverso una crescita dell’ambiente sportivo sannita.