La metafisica è volgarmente concepita come cosa di un altro mondo mentre è la comprensione di questo mondo. Anche l’Idea, che è posta in un cielo sopra il cielo, è invece la trasparenza delle cose che sono e non sono al pensiero. La metafisica scopre e penetra la natura che, secondo il detto di Eraclito, ama nascondersi. La metafisica è molto più fisica di quanto non si immagini e ha una natura erotica. L’amore platonico inizia dai corpi e senza Eros tutta la filosofia è semplicemente inconcepibile. La volontà di verità è radicata nella volontà di vivere e il bisogno di conoscere è un modo per restare aggrappati alla vita, persino quando il corpo è immaginato come un carcere. L’amore è una forma di conoscenza ad Atene e a Gerusalemme. Il pensiero antico nasconde una sessualità della metafisica che nel pensiero moderno si ridefinisce in una metafisica della sessualità. Arthur Schopenhauer, che scrisse sull’argomento proprio Metafisica della sessualità, riteneva di essere stato il primo ad aver affrontato il tema del desiderio sessuale e senz’altro le sue considerazioni influenzarono Nietzsche, Bergson, Freud ma che nella filosofia si nasconda un’erotica e nell’esistenza vi sia un predominio delle passioni che costituiscono, per dirla con Roland Barthes, i Frammenti di un discorso amoroso è quasi un segreto di Pulcinella della storia dell’amore del sapere.
Schopenhauer riteneva che l’amore, tra le passioni la più violenta e a volte persino tirannica, sia un inganno. Proprio così: un inganno. Il non hegeliano Arthur qui sembra esprimere una spiccata idea di Hegel rivisitata in chiave amorosa: l’istinto sessuale sarebbe un’astuzia della specie che si servirebbe dell’appetito sessuale dell’individuo per riprodursi. L’individuo altro non è che uno strumento. Ma è evidente che Arthur non considerava la pornografia. Il filosofo, che rimase scapolo, anche se accarezzò l’idea del matrimonio e, in verità, avrebbe voluto sposarsi, sembra esprimere qui una concezione cattolica del sesso il cui fine non è il piacere ma la procreazione. Il folle amore degli innamorati è una sorta di destino, come se i due che diventano uno fossero chiamati ad amarsi dalla creatura che nasce dal loro amore. “Amatevi e moltiplicatevi” dice il Vangelo e il Natale, sia pure senza sesso e senza peccato, è la celebrazione di questo amore moltiplicante. Ma cos’è il peccato originale se non l’origine della vita umana? Senza peccato non potremmo essere ciò che siamo e aspiriamo ad essere.
Nella rappresentazione del mondo dell’autore del Mondo come volontà e rappresentazione l’amore è un inganno per garantire la moltiplicazione. Ma Arthur, contravvenendo in parte alla sua filosofia, si dedicò al piacere tralasciando la procreazione (due figlie morirono in età prematura). La corista Caroline Richter, a tutti gli effetti figlia di buona donna, lo fece trepidare per oltre dieci anni: Schopenhauer era fatto regolarmente cornuto. Ma non dava importanza alla cosa. Anzi, sapeva che una donna può soddisfare contemporaneamente più uomini e non ne faceva una tragedia. I grandi uomini hanno avuto nei confronti delle storie di corna una ragionata tolleranza. Marco Aurelio, che aveva sotto di sé un impero, giunse persino a fare regali agli amanti della moglie. Il rapporto tra uomo e donna è inevitabilmente conflittuale: Socrate non ebbe tanti problemi con Parmenide quanti ne ebbe con Santippe. La donna, secondo Schopenhauer, dovrebbe avere più uomini contemporaneamente e l’uomo più donne nel tempo. La fioritura della donna è intensa ma sfiorisce come la rosa, l’istinto sessuale dell’uomo dura a lungo. Questi due poveracci sono destinati alle pene dell’inferno che non sta sottoterra ma sopraterra nel stesso posto del paradiso. Per questo, forse, Arthur prediligeva la poligamia, la quale, in verità, spaventa – come mise in luce Totò nel famoso Totò turco napoletano – non tanto per il numero di mogli ma di suocere. Tuttavia, il matrimonio, che fa di una passione un’istituzione, non sembra nascere dall’amore ma dalla paura. “Gli uomini si sposano”, diceva causticamente Longanesi, “perché hanno paura di rimanere soli in casa”.
Senza essere sentimentali – e di un goffo sentimentalismo – si può dire che l’amore è la legge dello spirito. Ma non nella concezione freudiana di far nascere tutto dal sesso, piuttosto nella più semplice spiritualizzazione dell’atto amoroso che è espressione di opera creatrice, di soddisfacimento passionale, di bisogno d’affetti e persino nelle sue versioni perverse e maniacali è richiesta di vita e amore. Non c’è bisogno di teorie sessuali dell’etica, dell’estetica e del pensiero per riconoscere alla vita affettiva i suoi diritti e le sue prerogative ma, all’inverso, basta vedere bene nell’etica, nell’estetica e nel pensiero per riconoscere il valore dell’amore e della sessualità nella forza e bellezza della vitalità che come un dio nascosto ci mette al mondo e ci toglie dal mondo.