Le regioni nacquero (male) per maggiormente democratizzare lo Stato italiano. Gli obiettivi da raggiungere, accentuati nell’ultimo decennio dalla riforma federalista e nell’ultimo ventennio dalla sua retorica, erano due: decentralizzare le funzioni statali e avvicinare le istituzioni ai cittadini. I risultati raggiunti sono opposti: è stato regionalizzato lo statalismo, mentre istituzioni e cittadini sono sempre più distanti, tanto che la regione è avvertita non come un ente locale ma come un ente lunare. Le regioni, così, non rappresentano un passo avanti della democrazia italiana ma un passo indietro e, in alcuni casi, anche due. Al Sud, soprattutto, il regionalismo ha snaturato la democrazia fino al punto di realizzare forme postmoderne di feudalesimo. Come mostrano persino le cronache, le regioni non hanno democratizzato lo Stato ma lo hanno quasi affossato. Quindi la giusta domanda posta da Giuseppe Galasso – le regioni sono ancora utili? – non solo esige una risposta negativa ma anche spietata, giacché le regioni sono non solo inutili ma anche dannose.
L’inutilità e il danno delle regioni per la vita civile sono sostenute autorevolmente da Stefano Caldoro. Con stupore Marco Demarco ne ha preso atto, perché Caldoro non è uno che passa per caso ma è il governatore che aspira ad essere confermato presidente della Campania. Tuttavia, al punto in cui siamo, piuttosto che analizzare il paradosso di Caldoro, conviene prendere in parola il suo giudizio perché la contraddizione non è tanto di Caldoro quanto dell’istituto regionale.
Il regionalismo ha fallito non perché è venuto meno alla sua missione ma, all’inverso, perché le ha tenuto fede. Spostando il centralismo in periferia, le regioni non hanno alleggerito lo Stato ma lo hanno appesantito replicandolo. Pur presentate come una forma di governo e indirizzo diversa dallo Stato, le regioni nei fatti sono state sempre mosse da una visibilissima mano statalista che ha creato tanti piccoli mondi a parte – corti e principati regionali – che gravano sulle spalle di famiglie, cittadini e aziende fino a schiacciarli con parole, opere, omissioni e naturalmente tasse, tasse, tasse.
Gli enti non necessari, ripeteva un filosofo medievale, vanno tagliati. Le regioni non solo non sono necessarie ma come enti territoriali dimostrano di essere nocive al territorio e perfino al terreno. Producono extraterrestri – politici e dirigenti – che vivono in un mondo tutto loro che si riproduce all’infinito. La necessaria soluzione è l’uso del rasoio di Ockham.
tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 28 novembre 2014