Ci vuole il pelo sullo stomaco per comportarsi così. Il dramma dei veleni e dei rifiuti industriali sotterrati nelle campagne di Sant’Agata dei Goti, tra Palmentata e Presta, richiede una risposta seria. Il primo atto del partito che da molti anni, ormai, amministra Sant’Agata dei Goti – il Pd, il primo partito inutile sannita – è, invece, un manifesto da campagna pubblicitaria che ricorre agli slogan. I cervelli democratici, dopo attenta riunione, hanno deciso di affidare il governo del drammatico problema ad un’agenzia di comunicazione. Benché il sindaco abbia avuto l’ardire di rivolgersi ai santagatesi dicendo loro di parlare, al momento giusto è la stessa amministrazione che non parla ma comunica. Cosa? Niente.
Qualche giorno fa a Sant’Agata dei Goti, in pieno centro, al castello, c’era don Maurizio Patriciello. Il prete, attraverso un libro – Non aspettiamo l’apocalisse – e con una battaglia culturale e sociale ha dato dignità alla sconsolante Terra dei fuochi. Quando il sacerdote ha preso la parola e ha alzato gli occhi ha mostrato senza timore la sua maggiore sconsolatezza. Ad ascoltarlo non c’era nessuno, tranne me stesso, gli studenti del liceo e i loro professori. Don Maurizio non si è nascosto dietro un dito e ha detto con chiarezza che il disastro del sotterramento dei rifiuti industriali riguarda, purtroppo, anche la terra sannita. In un paese amministrato da una giunta civile, ad ascoltare il sacerdote che nella Terra dei fuochi ha già perso amici e parenti morti per cancro, ci sarebbero stati anche e soprattutto gli amministratori, i politici, i rappresentanti di partiti. A Sant’Agata dei Goti non c’era nessuno. Non c’era il sindaco. Non c’era il vicesindaco. Non c’era un assessore. Non c’era un consigliere comunale. Nessuno. Zero.
Ascoltare don Maurizio Patriciello sarebbe stato utile per informarsi, capire, approfondire. Sarebbe stato indispensabile per incontrare un uomo – un semplice prete – che ha portato la sua e la nostra terra avvelenata all’attenzione del governo, dei ministri, di medici, dell’istituto superiore di sanità, del capo dello Stato. Sarebbe stato necessario per confrontarsi e unire problemi e intelligenze per raccontare nel modo migliore una brutta storia incivile che, lo si voglia o no, tocca anche Sant’Agata dei Goti e chiede di essere raccontata non per vendetta, rivalsa e speculazione ma perché solo attraverso la conoscenza della storia narrata ci si potrà liberare e difendere dai mali ulteriori. Sarebbe stato utile anche per porre differenze e distinzioni. Insomma, sarebbe stato utilissimo e civile esserci e questo era il dovere di chi governa. Invece, proprio il sindaco e il partito che hanno chiesto ai santagatesi di parlare, proprio loro erano assenti. Perché? Non hanno colpe e nessuno gliele vuole attribuire. Allora, perché? Perché la parola pubblica presuppone confronto e discussione, mentre gli slogan della comunicazione sono comodi spot che non sfuggono al controllo.
Sant’Agata dei Goti non può ritrovare se stessa con la propaganda. Qualcuno spieghi al sindaco che la storia dell’interramento dei rifiuti industriali non è il set di un film di Siani. Il Pd, a Sant’Agata dei Goti come a Benevento e a Napoli, si renda conto che Palazzo San Francesco non è la casa del sindaco. Magari è più modesto, ma è la casa di tutti e non l’abitazione di uno. Questa è una situazione in cui servono gli uomini, non i camerieri. La verità storica non è una verità ufficiale costruita con slogan, propaganda, pubblicità. La storia dello smaltimento illegale dei rifiuti industriali non è ancora finita. La sua parte finale è quella più velenosa e terribile perché riguarda aspetti sanitari che toccano la salute nostra e dei nostri figli. La Campania è la regione italiana con il più alto tasso di malattie tumorali. E, tuttavia, il cancro non è l’ultimo gradino infernale di questa storia mostruosa in cui lo Stato, nelle sue varie espressioni, è semplicemente venuto meno al suo primo compito: la difesa personale. C’è ancora un gradino da scendere ed è quello della sterilità e modificazione genetica. Sono temi seri che non si può pensare di affrontare con la propaganda del muro di gomma come, purtroppo, si sta facendo.