di Billy Nuzzolillo
Un parroco che subisce un attentato di matrice camorristica e viene trasferito dall’arcivescovo. I parrocchiani che, a differenza delle silenti istituzioni, manifestano solidarietà al prete e contestano clamorosamente l’arcivescovo. E, infine, lo stesso parroco che il giorno dopo l’insediamento del suo successore denuncia i metodi attraverso i quali la camorra compra il silenzio di alcuni suoi colleghi.
Scenario dell’inquietante vicenda non è la periferia napoletana, né l’agro casertano bensì Bonea, paese sannita di circa mille e cinquecento anime ubicato alle pendici del Taburno, in Valle Caudina, a pochi chilometri da San Martino Valle Caudina, roccaforte del clan guidato da Gennaro Pagnozzi detto ‘o giaguaro, ritenuto alleato di ferro dei Casalesi dai vertici della Direzione Distrettuale Antimafia. Ecco i fatti.
A don Giovanni Umberto Mastronardi, meglio conosciuto come don Giambo, lo scorso 22 febbraio fu incendiata la Fiat Brava lasciata in sosta davanti alla chiesa di San Nicola, in pieno centro. Intervistato all’indomani dell’attentato dal quotidiano Ottopagine, don Giambo non ebbe alcuna esitazione nell’indicare la matrice dell’attentato: “E’ stata la camorra. Il gesto che hanno compiuto è un puro gesto camorristico. Un gesto che colpisce chi, come me, con il Vangelo vuole portare la verità di Dio, non solo qui a Bonea, ma in tutto il territorio caudino. A Bonea ci sono alcuni affiliati. E quello che mi hanno fatto la notte scorsa non è stato l’unico gesto contro di me, da quando sono parroco. Sono stato vittima di agguati. Quando si annuncia la verità si diventa scomodi. La mia presenza dà fastidio. Il fatto che un sacerdote parli di giustizia fa paura alla camorra. Essere pastori però significa anche farsi carico del proprio gregge. La gente va aiutata e non abbandonata. Bisogna avere il coraggio di dire no alla camorra”.
Tante telefonate di solidarietà, nessuna parola da parte del sindaco, Salvatore Paradiso: “Come sacerdoti siamo abbandonati dalle istituzioni. Io non ho rapporti con il Comune. Nessuno mi ha contattato dal municipio”, spiegò don Giambo a chi gli chiese notizie
Particolarmente significativa fu la lettera inviatagli dal parroco di Paupisi, don Raffaele Pettenuzzo: “Questo attacco che avete ricevuto non è stato fatto a voi personalmente, ma alla Chiesa Beneventana”, aggiungendo sibillinamente: “Ormai è rimasta solo una parte della Chiesa a combattere il male e a sostenere, incoraggiare e a dare speranza ai poveri e agli indifesi”.
Il 24 febbraio i fedeli organizzarono una fiaccolata per le strade di Bonea per manifestare solidarietà al loro parroco. Fiaccolata a cui don Giambo non potè partecipare perché impedito a farlo dall’arcivescovo Mugione, che – secondo il quotidiano Ottopagine – gli comunicò la decisione “durante un incontro privato avvenuto anche alla presenza di don Gennaro Bonito”.
Il 1 novembre l’ufficializzazione della decisione assunta dall’arcivescovo Mugione di nominare “il rev.do Lorenzo Di Chiara, finora Amministratore nella soppressa parrocchia di Santa Maria Maggiore in Vitulano, parroco di San Nicola di Bari in Bonea, dopo il trasferimento del rev.do Giamberto Mastronardi, fissando la presa di possesso il prossimo 16 novembre” e contestualmente di nominare “il rev.do Giamberto Mastronardi, finora parroco di San Nicola di Bari in Bonea, parroco in solidum di Santa Maria del Bosco in Paupisi”.
Il 16 novembre, all’atto d’insediamento del nuovo parroco di Bonea alla presenza di monsignor Mugione, si registrò la durissima contestazione dell’arcivescovo di Benevento da parte dei fedeli e, sempre lo stesso giorno, il quotidiano Ottopagine svelò che il 28 novembre davanti al Riesame verrà discusso l’appello presentato dalla direzione Distrettuale Antimafia contro il no del gip del tribunale di Napoli, Claudia Picciotti, all’adozione di misure cautelari nei confronti di alcune persone coinvolte nell’inchiesta sul clan Pagnozzi condotta dalle fiamme gialle di Benevento e dai carabinieri di Avellino, tra cui Domenico Pagnozzi, la moglie, Anna Maria Rame, e Gennaro Paradiso, sindaco di Bonea fino al maggio 2011, oltre che padre dell’attuale sindaco (estraneo alla vicenda). Gennaro Paradiso è chiamato in causa, in concorso con altri, per uno dei capitoli finiti nel mirino dell’attività investigativa: quello dei lavori per la ristrutturazione della scuola materna ed elementare di via Carre a Bonea. Secondo la Dda, l’appalto sarebbe stato “pilotato” per agevolare il clan Pagnozzi nell’assegnazione della gara e nella diretta gestione dell’appalto.
Il 17 novembre, infine, l’intervista rilasciata da don Giambo al sito Papaboys 3.0: “Non sono mai sceso a nessun tipo di compromesso, mi hanno anche offerto del denaro che non ho mai accettato. Sono fiero di essere stato in questo paese e ne sento la mancanza, però ho amato e continuo ad amare questa terra. Di certo la camorra continua, ha i suoi strumenti ed è ben organizzata e purtroppo viene anche appoggiata da certe istituzioni che dovrebbero rappresentare la legge, la giustizia, la fedeltà e la coscienza soprattutto. Non ho avuto l’appoggio politico durante questi quattro anni, e non ho avuto nemmeno solidarietà dagli enti proposti” E ancora: “La camorra usa vari sistemi; il primo sistema è quello di farsi amici i sacerdoti, nel senso che fa anche delle offerte nelle chiese e gestiscono le feste patronali con le donazioni. In questa maniera, la camorra compra il silenzio di alcuni sacerdoti. La cosa incoraggiante è che non tutti i sacerdoti cadono in questo giro vizioso”. Concludendo in modo sibillino: “Voglio fare un invito soprattutto ai Vescovi: essere Pastori significa anche saper mettersi a difesa del proprio gregge, non si può scappare davanti alle ingiustizie morali o sociali; un Pastore deve avere anche il coraggio di sapere dire no alla criminalità”.
Questi in estrema sintesi i fatti, che fanno emergere uno spaccato di vita inquietante della provincia sannita. Restano ancora tante zone d’ombra e troppi dubbi da chiarire. La vicenda non può essere semplicisticamente liquidata con un’omelia o attraverso affermazioni generiche da parte dell’ex parroco. E’ giunto il momento di fare definitivamente chiarezza.