A Sant’Agata dei Goti la verità è sottoterra. Ora che sta ritornando in superficie, tutti fingono di non saperlo. In realtà, tutti sapevano tutto. In questa triste storia dei rifiuti tossici smaltiti illegalmente tutti sono – siamo – un po’ colpevoli. Nessuno è totalmente innocente. Perciò, l’ultima cosa da fare è alimentare un clima da caccia alla streghe o mettersi alla ricerca del capro espiatorio per individuare un colpevole, lavarsi la faccia e mettersi la coscienza a posto. Chi lo fa sbaglia. Anche se lo fa il sindaco, che ha il dovere istituzionale di salvaguardare il nome del paese; anche se lo fa il prete che è bravo nel fare la predica agli altri ma dimentica di praticarla; anche se lo fanno i vigili urbani che hanno il dovere di vigilare prima e non solo dopo; anche se lo fa la stessa magistratura che si muove se “canta” un pentito ma non tiene in conto, con buona pace dell’obbligo dell’azione penale, le segnalazioni dei cittadini e delle associazioni. La brutta storia di Sant’Agata dei Goti è questa. Quindi, per favore, niente strepiti e niente drammi. Tutti, a vario titolo, hanno le loro colpe.
Se le istituzioni e le forze dell’ordine non si fossero voltate dall’altra parte quando i casi – visibili – di smaltimento dei rifiuti si verificavano, ora non saremmo qui a raccontare una brutta storia che prima di avvelenare la terra aveva già avvelenato la vita amministrativa. Il dramma della mia bella Sant’Agata dei Goti è qui: non è chimico ma civile. Ed è un capitolo del più grande libro della storia del dramma dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Io non mi illudo: non se ne ricaverà nulla. Un po’ di rifiuti saranno recuperati, l’area inquinata sarà messa sotto sequestro e si attenderà una bonifica. Ma la verità sotterrata non è questa. La verità è il silenzio di un’intera comunità e, soprattutto, delle sue istituzioni che all’azione hanno preferito la distrazione. Ecco perché questa storia bisogna raccontarla tutta e bene. Altrimenti il nuovo pericolo è solo quello di aggiungere veleno su veleno, menzogne su menzogne. Più della (eventuale) verità giudiziaria, è necessaria la verità civile.
Io le foto scattate da Michele Biscardi, presidente della locale sezione dell’Archeoclub d’Italia, che documentavano il via vai di camion che riversavano nottetempo rifiuti di ogni risma nelle cave santagatesi le ho viste. Provai a scriverne, ma non riuscii a far passare il pezzo per il giornale. Ma come le ho viste io, quelle foto sono state viste da tutti: dai vigili, dai carabinieri, dagli amministratori. Anche dai magistrati. Tutti distratti. Così oltre a sotterrare rifiuti tossici, è stata sotterrata anche la verità. Ora si scava ed emergono i rifiuti e la verità ma si finge stupore. Ci si strappa le vesti, si grida allo scandalo, si vogliono i colpevoli. Calmi, state calmi. Tutti. Dal primo all’ultimo cittadino. Non ci sono colpevoli da inseguire e non ci sono retroscena da scoprire. La storia del seppellimento dei rifiuti pericolosi e tossici va distinta dalla vicenda delle discariche abusive gestite dallo stesso Comune per lo smaltimento dei rifiuti urbani. Tuttavia, in un clima di confusione e abusivismo si inseriscono più facilmente i pericoli, le tentazioni, il malaffare. E’ quanto è accaduto a Sant’Agata dei Goti mentre tutti – prima di tutti il Comune – erano un po’ distratti. Perciò ora si evitino le accuse, le ipocrisie, le rivalse e si abbia il coraggio di guardare la verità sotterrata come una drammatica storia comune. E’ l’unico modo per evitare che la storia si ripeta.