di Billy Nuzzolillo
L’incontro di ieri sera a San Lupo, promosso dal Fronte sannita per la difesa della montagna, ha offerto vari spunti di riflessione.
Parto subito da quello negativo: la scarsa partecipazione dei cittadini di San Lupo, su cui pende concretamente il rischio di un futuro fortemente condizionato dalla presenza dei cosiddetti “mostri d’acciaio”. Nonostante ciò, tutto scorre tranquillo. La quotidianità è un lento e costante tuffo nell’ancestralità di riti e costumi, che sembrano voler resistere al trascorrere degli anni.
Disinteresse, reale inconsapevolezza oppure asservimento al potere di turno? Non si sa. Eppure, nell’aula consiliare della cittadina da cui nel 1877 Carlo Cafiero ed Enrico Malatesta partirono per dare vita all’insurrezione anarchica del Matese c’erano tanti agricoltori della vicina Morcone, desiderosi di difendere il proprio territorio dall’assalto della lobby eolica. Sono loro oggi, assieme ai tanti amanti delle meravigliose montagne sannite, a rappresentare l’ultimo baluardo per impedire l’assalto.
E, fortunatamente, sono disposti a tutto. Anche a sostenere la via della difesa giudiziaria, proposta ieri sera nel corso dell’assemblea da chi ha compreso che la battaglia ideale da sola non basta e bisogna combattere con ogni mezzo quella melma gelatinosa prodotta dalla lobby dell’eolico, che ormai ha avvolto anche la coscienza di tanti, troppi amministratori e burocrati incuranti del bene collettivo.
E allora ben vengano gli usi civici utilizzati per imbrigliare gli assalitori, le denunce alla magistratura per smascherare le palesi violazioni di legge e le segnalazioni alla Corte dei Conti per inchiodare i colpevoli alle proprie responsabilità, anche patrimoniali.
Sì, perché è inutile dimostrare che nel nostro Paese dalla costruzione di fattorie eoliche hanno da trarre profitto esclusivamente le aziende che sfruttano il business dei certificati verdi. Occorre, infatti, anche smascherare il cuore della truffa, ovvero che le somme iscritte a bilancio come ristoro per il “sacrificio” derivante dall’installazione dei pali e degli elettrodotti – è bene ribadirlo – non possono generalmente essere inserite come spese correnti perché utilizzabili solo per risanamenti e compensazioni ambientali.
Insomma, anche la storiella delle bollette più “leggere”, tanto per intenderci, è una madornale balla! Basta dare uno sguardo su You Tube e sentire cosa ne pensano quei sindaci dell’Irpinia che il problema lo affrontano quotidianamente… Di qui, la necessità di incalzare efficacemente amministratori e burocrati a dir poco compiacenti e talvolta persino corrotti, come testimoniano molte inchieste giudiziarie degli ultimi anni.
Un ultimo spunto di riflessione, infine, merita un aspetto che generalmente viene trascurato e che, invece, ieri sera è emerso nella sua preoccupante pericolosità: la costruzione di un parco eolico implica lo sbancamento di terrenti, la costruzione di strade d’accesso e piattaforme di cemento armato ed altro ancora. Settori che, com’è noto, spesso sono controllati dalle organizzazioni criminali, soprattutto in Campania. Organizzazioni che generalmente fiutano il business e si insinuano nel territorio attraverso il sistema dei subappalti, ottenuti per lo più grazie alle consuete azioni persuasive.
Insomma, oltre al danno ambientale, si corre anche il rischio della beffa derivante dall’infiltrazione camorristica in territori che altrimenti (e aggiungo fortunatamente!) non avrebbero alcun appeal imprenditoriale. Non a caso, infatti, i più allarmati sono proprio gli agricoltori di Morcone, che anni addietro hanno conosciuto (e continuano a conoscere…) gli effetti della presenza in loco di personaggi come Ciro Piccirillo.
Vogliamo davvero riaprire le porte del nostro territorio a questi personaggi proprio oggi che iniziamo ad avere la consapevolezza del fenomeno, grazie anche alle prime, timide risultanze investigative?