Il riconoscimento del Premio Acqui, avuto per Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce (Liberilibri), mi gratifica non tanto per vanità letterarie quanto per motivi filosofici. Il testo è senza dubbio una biografia ma, attraverso la grande figura di Croce, al centro del saggio c’è la filosofia o, ancor meglio, la vita filosofica. Tanto che il libro si sarebbe potuto intitolare anche Benedetto Croce o della filosofia. Il racconto della vita filosofica di Croce ha colpito i lettori che, forse, hanno quasi scoperto per la prima volta il filosofo della libertà o lo hanno apprezzato in momenti della sua esistenza e della vita nazionale ed europea sui quali non avevano avuto modo di soffermarsi. E’ questo il motivo che mi ha indotto a scrivere un nuovo esteso capitolo che nella terza edizione ora in stampa costituirà un’appendice che contribuirà, credo, ad appassionare ancor più i lettori. Lo scopo del libro, dopotutto, è proprio questo: avvicinare il lettore comune ad una grande figura umana. Lo farò anche domenica mattina ad Anacapri in occasione del Congresso nazionale dell’associazione dei fisiologi italiani che mi ha invitato a parlare di Croce e la scienza. Ne voglio dare qui un’anticipazione.
Il tema è così vasto che c’è il rischio di dire enormità e per non farlo va ristretto. Partirò da un pregiudizio abbastanza diffuso ossia che la filosofia di Croce sia antiscientifica e ostile alla scienza. Questo perché Croce nega alla scienza – ma non agli scienziati – la capacità conoscitiva mentre le attribuisce il potere di azione. Ma che cos’è oggi la scienza se non la più grande organizzazione mondiale del sapere? Se guardiamo la “cosa” da questo punto di vista ci rendiamo conto che la filosofia di Croce è tutt’altro che ostile alla scienza e, al contrario, le riconosce i suoi diritti, i suoi statuti, il suo potere.
Norberto Bobbio nel Profilo ideologico del Novecento dedica a Croce un intero capitolo e sostiene, con validi argomenti, che insieme con Gentile ingaggiò una lotta con il Positivismo sbaragliandolo. Quindi aggiunge che il tutto fu molto facile perché il Positivismo italiano era poca cosa. Forse, è vero. E c’è anche da considerare un altro aspetto interessante: il neoidealismo aveva in sé per sua natura il potere di ricevere il sapere scientifico e collocarlo all’interno del più ampio sapere umano. La polemica tra il matematico Enriques e Croce e Gentile è fin troppo significativa: Enriques assunse posizioni neoidealistiche di stampo gentiliano. Ma c’è un altro aspetto che vale la pena considerare. Croce proveniva da una cultura positivista.
La formazione del giovane Croce era positivista. Quando nel 1893 pubblicò la memoria La storia ridotta sotto il concetto generale dell’arte per tutti fu una sorpresa. Come si sa, quella memoria è importante perché segna – come riconobbe lo stesso Croce – la nascita del Croce filosofo: la storia è più vicina all’arte che alla scienza. Si tratta di una posizione che è importante per lo sviluppo del pensiero di Croce per, tra gli altri, almeno due motivi: perché riconosce alla storia una sua concretezza di fondo e perché costringe la scienza a muoversi su di un piano sperimentale.
A cavallo tra Ottocento e Novecento accadrà nel sapere e nello spirito europeo un evento decisivo: sarà riconosciuto il valore economico dei concetti scientifici. A porre la questione non saranno i filosofi ma gli scienziati. Croce – la cui Estetica, ricordiamolo, è del 1902 e in quel libro il problema del valore dei concetti scientifici intesi alla maniera di Mach è già presente – riuscirà a capitalizzare al meglio la scoperta degli scienziati. Se lo volessimo dire in termini crociani potremmo dire che l’ “intelletto” non conosce ma opera e questa funzione è tipica della volontà umana che per sua comodità pratica produce schemi e concetti che hanno il compito di risparmiare esperienze. Sennonché, in Croce non c’è tanto una diversità tra scienze quanto tra funzioni: gli schemi concettuali “funzionano” sia nella scienza sia in filosofia. In questa tipica “distinzione” crociana – che esprime un senso del rapporto tra filosofia e scienza molto diverso da quello di Hegel e di Gentile – intelletto ritorna ad essere sinonimo di ragione.
La posizione crociana troverà una sua sistemazione nella Logica come scienza del concetto puro del 1909. In questo testo si trova una concezione della scienza – un’epistemologia – che altro non è che il razionalismo critico o il fallibilismo di Karl Popper. Ma l’aspetto più importante della posizione di Croce è questo: con la crisi del Positivismo e la scoperta del valore economico dei concetti scientifici si apre quella che si può chiamare la crisi della scienze europee. Lo spirito europeo resta senza testa, si potrebbe dire. Siamo alla vigilia della Grande guerra. Lo storicismo crociano sarà il tentativo di ridare al sapere umano la virtù della ragione (storica). E’ ancora un nostro problema e la filosofia di Croce come “strumento di lavoro” è utile per orientarsi in questo mondo, sempre che si sia bendisposti al lavoro.