di Billy Nuzzolillo
E’ l’ora dei commentatori, soprattutto sui social network. Siamo o non siamo un popolo di commissari tecnici? Prandelli lo sa bene e anche Riccardo Cocciante cantava a squarciagola: “Avanti il prossimo, gli lascio il posto mio”.
L’amico Giancristiano Desiderio scrive: “Siamo fatti così: o festeggiamo o processiamo. Abbiamo un pessimo rapporto con l’equilibrio, la ragionevolezza, la misura. Il processo mira a trovare un colpevole sul quale addossare tutte le colpe. Quelle colpe che nessuno avrebbe visto e avrebbe menzionato se avessimo vinto. O la festa o la forca. Questo è il nostro modo di giudicare il calcio e non è molto diverso dal modo italiano di giudicare la vita pubblica e la storia nazionale”.
Capita anche a noi giornalisti: quando scoppia un bubbone nazionale siamo lì a passare al setaccio la vita del malcapitato. E pazienza se poi, magari, si scopre che è innocente. Si volta pagina e si passa ad un altro argomento. Del resto, come dicevano una volta i più anziani del mestiere, i giornali dopo poche ore dall’uscita servono solo a confezionare i prodotti ittici.
E sempre per restare nel campo della professione, capita anche che i giornalisti, a seguito della riforma degli ordini (ovvero della difesa del fortino…), debbano sottoporsi a delle ore di formazione organizzate dagli ordini regionali.
Per chi vive al di là di Eboli, ovvero a Benevento, quale migliore occasione che l’appuntamento organizzato nel proprio capoluogo?
E così, sia pure in ritardo, anche il sottoscritto ha inviato una mail all’ordine dei giornalisti della Campania per chiedere l’iscrizione all’appuntamento di Benevento. La risposta ferma e laconica dell’ordine è stata: “Non ci sono più posti e bisogna attendere il prossimo appuntamento”.
Preso atto della difficoltà e sollecitato da altri colleghi venutisi a trovare nella mia stessa condizione, ho deciso di scrivere una mail al presidente dell’ordine campano, Ottavio Lucarelli, per offrirmi di trovare una sede più capiente. Mi ha risposto che non era possibile e che a Benevento, che ripeto è più distante del luogo dove pure Cristo si è fermato, a breve sarebbe stato organizzato un altro corso.
Diligentemente ho quindi evitato di recarmi al suddetto appuntamento. Dai colleghi intervenuti ho, però, appreso che sarebbero stati ammessi anche molti colleghi giunti senza essere stati inseriti nell’apposito elenco dei prenotati. Non ci credo, anche perché a relazionare c’era il procuratore Maddalena e una simile ingiustizia sarebbe stata addirittura beffarda. Ma, essendo un po’ come San Tommaso, mi piacerebbe tanto vedere, magari sui social network, la foto dell’elenco contenente le firme di presenza in modo da fugare ogni possibile dubbio.
Ma tant’è, mi dedico anch’io a seguire i processi mondiali, alla diatriba tra il partito dei sostenitori di Prandelli e quello dei contrari, tra i i berlusconiani e i renziani. E fortunatamente alla guida della Nazionale non c’è più Valcareggi e non devo schierarmi a favore di Mazzola o Rivera.
In fondo, cosa ce ne fotte dei giornalisti e dei giornali? La nostra, come cantava Francesco De Gregori, è l’Italia liberata, l’Italia del valzer, l’Italia del caffè…. Viva l’Italia e pazienza se siamo fuori dai mondiali!