Accade in un piccola città di provincia, in Italia. Alla fine di marzo viene fatto un intervento in emergenza dei carabinieri in un’abitazione. Seguendo procedure stabilite in un protocollo tra servizi sociali, forze dell’ordine e centro antiviolenza, (secondo precise direttive europee), la donna con i figli viene accolta temporaneamente in una struttura, in attesa che il servizio sociale e la magistratura accertino i fatti.
Nella coppia ci sono state denunce reciproche. Il compagno della donna e la sua legale sono informati puntualmente sia dai carabinieri che dal servizio sociale, della situazione: ovvero la signora non è fuggita con i figli ma si trova ospite in una struttura. Nonostante questo essi si rivolgono alla stampa divulgando una versione distorta dei fatti: è scomparsa una donna che ha sottratto i figli e nello stesso tempo, con una ‘gaffe’ che non viene colta dal giornalista, rivelano esattamente dove si trova il nucleo familiare. Il giornale pubblica tutto, fatti distorti e rivelazione del luogo dove la donna è temporaneamente ospitata con i figli.
Parto da qui per ragionare brevemente sui pericoli causati dal malanno, assai diffuso nella politica così come nel giornalismo, in Italia, che chiamerò sensazionalismo.
Questo Paese è stato avvelenato, in oltre due decenni, da una forma di comunicazione urlata, aggressiva, violenta e quindi approssimativa, nella quale chi voleva fare carriera nei luoghi della rappresentanza, così come vendere giornali e trasmissioni tv, aveva solo che da spararla grossa. Non importa se ci sono, poi, conseguenze anche gravi, non importa se si violano elementari principi di correttezza.
La realtà è ‘notiziabile’ solo a determinate condizioni, condizioni le cui leggi le detta la necessità di puntare al cazzotto in pancia, altrimenti che notizia è? Se poi si tratta di problemi legati alle relazioni tra donne e uomini, le domande d’obbligo per poterli raccontare sono: c’è un po’ di sangue? Almeno qualche schizzetto? Si possono far vedere i lividi? Diamo l’indirizzo così magari ci scappa qualche rissa?
Ovvero: visto che la comunicazione è stata impostata secondo le regole del porno, con il quale si vende tutto, dalle lavatrici ai prodotti per la casa (vedi il silicone sigillante) come si fa a rendere piccante e vouyeristicamente parlando il pezzo?
Per esempio costruendo per chi legge i particolari morbosi, chiamando un allontanamento da casa ‘fuga con sottrazione di minore’ e, perché no, dando anche l’indirizzo dove la donna è rifugiata con i figli: quel brivido in più che, alla faccia della privacy, condisce.
L’imperativo è gridare forte, fornire la notizia con particolari scabrosi, non importa granchè se i fatti son veri, o se si potrebbero raccontarli in un modo diverso, se alcuni dati dovrebbero essere celati per non creare pericoli per le persone interessate. Tanto si tratta pur sempre di esistenze altrui.
(Tratto dal blog de il Fatto Quotidiano)