Una società non può esistere senza imbecilli. Ma non può vivere se gli imbecilli comandano. E’ un problema di quantità e collocazione. Una società ha sempre in sé un certo numero di imbecilli. Gli uomini assennati sono utili, forse giusti, ma gli imbecilli sono necessari. Semplicemente, non se ne può fare a meno. L’imbecillità è democratica. Ci sono imbecilli a sinistra, a destra e al centro. L’imbecillità è universale. Una categoria dello spirito. Un carattere dell’anima umana. Se non ci fossero, gli imbecilli andrebbero inventati. Ma è un pericolo inesistente.
La società di massa – nostra madre Società di Massa – ha reso possibile ciò che non si era mai verificato: la rivolta degli imbecilli. Cosa vogliono? Non lo sanno. Se lo sapessero non sarebbero imbecilli. La rivolta degli imbecilli non ha uno scopo. È solo l’imbecillità che da sotto è sopra. Cosa mai può volere la massa degli imbecilli o l’imbecillità diventata massa? Niente che non sia se stessa. L’imbecillità, diversamente dall’intelligenza, non è critica con se stessa bensì ottusa e questo suo carattere le consente di essere coerente e affermarsi. Per riuscire nella vita ci vuole un po’ di ottusità. Ma l’imbecillità personale è una risorsa, quella pubblica un danno. Gli imbecilli al potere sono un po’ come quelli che una volta dicevano di volere al potere la fantasia. Ci siamo quasi. Ancora uno sforzo e sarà fatta. Ma chi pagherà il prezzo maggiore degli imbecilli al potere se non la massa degli imbecilli? L’imbecillità è autopunitiva. L’imbecille è come lo stolto: è causa del suo male. E’ vero, ci vorrebbe un Appello agli Imbecilli o, come diceva Georges Bernanos in La rivoluzione della libertà, un Proclama agli Imbecilli. Ma sarebbe travolto dalla generale indignazione che è oggi il sentimento più diffuso e più falso.
(Dell’autore de I grandi cimiteri sotto la luna ho letto la pagina della “Tirannia degli imbecilli” nel libro di Gennaro Malgieri pubblicato da i libri del Borghese: Conservatori europei del Novecento. E’ un’antologia che attraverso le pagine di Bernanos, Hofmannsthal, Mann, Ortega fino a Roger Scruton mette a tema la “visione del mondo” dei conservatori e proprio perché dispiega questa visione è qualcosa di più di un’antologia che il lettore non faticherà a riconoscere come un libro dello stesso giornalista che ha scelto autori, titoli e testi e li ha introdotti con un saggio che illustra compito e sfida dei conservatori. Più che un’antologia, un breviario.)
E’ da stupidi pensare che gli imbecilli siano stupidi. Non lo sono affatto. L’imbecillità del nostro tempo è astuta. L’imbecille moderno è il frutto di un’intelligenza organizzata e inscatolata. Un po’ come la carne in scatola. L’imbecille moderno è intelligente ma non è vero, è informato ma non è colto, ha idee ma non sa cosa sia la cultura. L’imbecille moderno, di cui un po’ tutti siamo figli – perché tutti veniamo da una condizione media o da una scuola media dalla quale dovremmo provare a sollevarci – è l’uomo-massa di Ortega y Gasset che già a metà Ottocento era l’incubo di Tocqueville. L’uomo-massa è la omogeneità fattasi carne e ossa. E’ un uomo (e una donna) fatto in fretta, costruito su un po’ di comode astrazioni, su una manciata di nozioni e per tale motivo è identico da un polo all’altro del mondo (Ortega diceva dell’Europa ma erano altri tempi, anche se a pensarci bene la definizione di Ortega è più attuale oggi di quanto non fosse nel 1930). L’uomo-massa è senza storia, senza radici ed è disponibile a tutte le discipline dette “internazionali”. E’ un uomo medio. E’ un fantasma di uomo. Buono per tutti gli usi. E’ plastico. Si adatta. E’ finto. Non perché sia falso, ma perché ormai privo di verità. Svuotato. La ribellione delle masse si è trasformata oggi nella rivolta degli imbecilli. Accade quando le èlite si ribellano e rinunciano ad esercitare i loro doveri e diventano così inutili da non sapere più cosa significhi governare. Una volta a minacciare la civiltà era la ribellione delle masse, oggi è quella che Christopher Lasch ha chiamato ribellione delle èlite che ha dato luogo alla rivolta degli imbecilli.