Nunzia De Girolamo ha lasciato il governo per il quale aveva lasciato Berlusconi. Ha detto che il governo l’ha lasciata sola e non l’ha difesa e lei dunque si è dimessa da ministro dell’Agricoltura per difendere la sua dignità. Le facciamo i nostri migliori e sinceri auguri, persino se sta pensando di ritornare con Berlusconi. Allo stesso tempo, però, non possiamo non notare che proprio lei ha avuto grosse difficoltà a difendere se stessa. Il suo intervento alla Camera di qualche giorno fa non aveva chiarito nulla e da ministra sotto accusa si era limitata a gridare al complotto dimenticando che proprio lei aveva a più riprese sottolineato di non essere indagata dalla magistratura. Dunque, quale complotto?
Da queste colonne elettroniche e da altre colonne di carta le abbiamo fatto notare con fatti di cronaca e rigore politico-istituzionale che il compito di un parlamentare non è quello di convocare – per nessun motivo e a nessun titolo – riunioni in abitazioni private con i vertici manageriali di un’azienda sanitaria. Non le abbiamo mai mosso alcuna accusa giudiziaria, mentre le abbiamo sempre evidenziato le sue pessime scelte politiche che in poco tempo hanno fatto rimpiangere il mastellismo. L’ex ministro dell’Agricoltura ha commesso un grave errore: si è difesa dicendo e ridicendo di non essere indagata mentre le critiche legittime e serie che le venivano rivolte erano tutte di natura politica. Quando la vicenda dell’Asl di Benevento è venuta alla luce con tutto il suo peso politico le abbiamo subito detto con chiarezza: o smentisce o si dimette. Non è stata mai in grado di smentire. Questo è il punto capitale. Tanto che, come ha detto lei stessa, anche il suo governo non è stato capace di difenderla. E stasera ha lasciato.
L’errore di Nunzia De Girolamo è tutto politico. Si è presentata sulla scena politica come l’Anti-Mastella ma non è stata in grado di mantenere alta la bandiera della libertà che aveva scelto come suo ideale. Il compito che si era scelto – riconosciamolo – era gravoso: affermare la libertà in una terra abituata al clientelismo, al familismo, al servilismo. Avrebbe dovuto mettere in conto che una battaglia civile di questa natura si combatte prima di tutto con l’esempio. Non si può pensare che il governo è cattivo se c’è Mastella ed è buono se c’è De Girolamo. Ci vuole altro. Ci vuole uno stile diverso. Ma lo stile non basta per mantenere il potere e far carriera? Pazienza. Il valore della libertà, soprattutto in situazioni-limite, si afferma proprio così: con l’azione esemplare. Invece, la sua esemplarità sarà ricordata soltanto per aver mirato a sostituire Mastella conservandone il mastellismo. Un errore politico grave che di fatto ne ha determinato la caduta in nove mesi. Un errore politico grave perché il paternalismo politico sannita è ormai fuori tempo massimo e lei, la giovane deputata che si è presentata agitando la cultura liberale, avrebbe dovuto sul serio promuovere lo spirito dell’autonomia, della conquista, dell’intrapresa indicando alla sua terra una strada diversa dal passato sulla quale incamminarsi. Lo poteva realmente fare, se avesse voluto. Non lo ha fatto. Ha preferito giocare con il vecchio mazzo di carte segnate invece di buttarlo via. Ed è caduta rovinosamente.