Clemente Mastella è il politico che in provincia di Benevento ha avuto più potere negli ultimi trent’anni. Un potere diffuso, radicato, capillare, omaggiato ma a Clemente Mastella non gli ho mai sentito dire: “Stronzi, qui comando io”. La signora Sandra Lonardo Mastella è diventata famosa in tutt’Italia soprattutto per la celebre frase “io quello lo ammazzo” ma per questa dichiarazione di odio la signora è stata messa sotto processo e un governo – il governo Prodi del 2006-2008 – cadde rovinosamente mentre il ministro di Grazia e Giustizia declamava in Parlamento una poesia attribuita per errore a Neruda. Oggi invece sappiamo che si può gestire la sanità locale senza averne nessuna legittimità e con un’arroganza aggressiva e cialtrona che ha come suo obiettivo solo la conquista di uffici, mezzi, risorse per accrescere un potere personale e partitico che ammorba la vita civile di una bella terra qual nonostante tutto è il Sannio. Oggi sappiamo che si possono fare riunioni private e dire con lo stile di Brenno “stronzi, comando io” e inviare ispezioni in strutture ospedaliere con spirito di vendetta. Oggi sappiamo con certezza – come già anticipammo tempo fa con l’argomentazione morale – che c’è un mastellismo senza Mastella e che ad interpretarlo è chi si era presentata ai sanniti dicendo: io sono nuova, io sono responsabile, io voglio che le cose funzionino nell’interesse dei cittadini, datemi i voti e prevarrà il merito. Stronzi, avete capito ora chi comanda?
La sanità della nostra provincia versa in condizioni comatose. Non lo dico per sentito dire ma per diretta esperienza. La storia della malattia di mia madre mi ha fatto entrare in un mondo che fino ad oggi avevo solo sfiorato. Oggi so per conoscenza diretta e pratica che i malati che hanno bisogno di farmaci e nutrimenti “salva – vita” se la devono sbrigare da soli, con l’aiuto dei propri familiari, per far camminare un servizio che dovrebbe funzionare come un orologio svizzero e che invece è smembrato per costruire rendite e posizioni di potere. Oggi so che ciò che funziona va avanti con il sacrificio degli individui, con la professionalità dei singoli, con la disponibilità di uomini e donne che lavorano per superare anche gli ostacoli che il sistema amministrativo crea quotidianamente. La sanità beneventana funziona, quando funziona, non grazie alla politica ma nonostante la politica. Lo scopo del servizio sanitario è la cura del malato. Lo scopo della politica è la creazione del potere per il procacciamento del consenso. All’interno del servizio sanitario locale esistono e convivono l’una accanto all’altra queste due realtà. Possono esistere – ed esistono – persino all’interno della stessa persona. Chi, per sua sfortuna e necessità, deve entrare in questa realtà non può fare altro che mettere insieme le due cose e lottare con le sue ridotte forze per evitare che il potere ai fini del consenso non danneggi la sanità che serve e cura il malato.
Nunzia De Girolamo è ministra dell’Agricoltura ma si è occupata anche di sanità. A Benevento è in corso un’inchiesta della magistratura che riguarda la sanità e in particolare l’azienda sanitaria locale. L’inchiesta dei magistrati non riguarda la ministra, ma la De Girolamo ha dedicato tempo, attenzioni e volontà alla sanità locale e oggi i fatti, gli episodi e le parole più importanti sulla sanità non sono quelli che hanno rilievo penale e riguardano il lavoro della magistratura bensì quelli che hanno peso e senso politico e morale e riguardano, appunto, la ministra dell’Agricoltura. Quello “stronzi, comando io”, con tutto ciò che ad esso è ricondotto secondo i fatti illustrati nell’articolo di Vincenzo Iurillo su Il Fatto quotidiano – la riunione, i partecipanti, le conversazioni – non può essere l’espressione e soprattutto la manifestazione di volontà di un ministro. Nunzia De Girolamo è molto brava nel sapere come e quando mettersi sotto la luce dei riflettori per fare annunci e domande ed è ancora più brava nel calarsi nell’ombra e nel silenzio quando deve dare risposte e spiegazioni. Ma qui non si tratta solo di dare risposte e spiegazioni. Qui c’è una provincia in cui c’è un ospedale fantasma – Sant’Agata dei Goti -, un ospedale abortito – San Bartolomeo in Galdo -, due ospedali cittadini sui quali grava il peso di tutto il Sannio – Fatebenefratelli e Rummo – e una serie di servizi territoriali dei quali si conosce solo il nome ma non la cosa. La realtà sanitaria locale ci dice una sola cosa: che non si può governare dicendo “stronzi, comando io” e chi lo fa deve fare una sola cosa: dimettersi. La ministra se può deve smentire fatti, parole e circostanze; se non può smentire deve dimettersi. Quello “stronzi, comando io”, per come nasce e per cosa significa, è un’offesa a quanti ogni giorno si sacrificano al di là dei loro doveri e poteri per cercare di far funzionare nei singoli casi un sistema sanitario governato male per la ricerca di rendite e clientelismi.
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