Correva l’anno 2003,quando pubblicai, sulla rivista mensile La Voce della Campania, un ampia inchiesta sul famigerato Prusst di Benevento, ritornato recentemente al centro del dibattito politico cittadino. Il Programma di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio si chiamava Calidone, in onore del mitologico cinghiale, simbolo della stirpe di Diomede, ritenuto il fondatore della città. Per questo il servizio era intitolato “Calidon dei Calidoni”, mentre il sommario sintetizzava così: “Si chiama Prusst, dovrebbe significare sviluppo. Sarà solo una pioggia miliardaria per progettisti, professionisti, parenti, lacchè”.
L’articolo, richiamato anche in copertina, tracciava un quadro dettagliato di tutti gli incarichi, dei consulenti, dei dipendenti comunali impegnati nell’operazione Calidone, riportando per ognuno la relativa parcella. La rivista andò a ruba ed allora pensammo di organizzare una conferenza stampa presso la Libreria Masone, il giorno 21 marzo 2003, insieme al direttore de La Voce della Campania. Il misterioso progetto fu così portato alla luce. Il Prusst aveva mosso i primi passi nel 1998,quando era sindaco Pasquale Viespoli, prevedeva investimenti per 3mila e 600 miliardi e coinvolgeva 68 comuni sanniti. La gamma degli interventi spaziava dal calzaturiero al tessile, dal metalmeccanico al turistico, dai rifiuti all’agro-alimentare. Per Benevento, accanto al recupero di piazze e monumenti, erano previsti anche un Parco Archeologico e del Verde, una Rete CivicaTelematica, un Centro Mostre e Servizi, un Interporto. Insomma di tutto e di più. Per la provincia si puntava su generici restauri a pioggia di palazzi e chiese, su svariati recuperi di centri storici, sulla classica infrastrutturazione dei Pip, sul Museo del Grano di Foglianise, sul Museo della Transavanguardia a Paduli, in onore del maestro Mimmo Paladino. Il gruppo del Program Manager era capeggiato da Franco Terracciano e composto, tra gli altri, da Massimo Romito, Lorena Lombardi e Silvia Ullo, moglie del sindaco Fausto Pepe. Il Project controller, invece, era affidato a Clara Cimino, consorte di Terracciano e segretaria comunale a Buonalbergo, all’architetto Giovanna Iannelli, e soprattutto all’ingegnere capo del comune di Benevento dell’epoca, il buonalberghese Fernando Capone. Per questo ”Il nucleo originario del Prusst – scrivevo nell’articolo del 2003 – è nato sull’asse Benevento-Buonalbergo”. Il grosso dei progettisti orbitava nell’area di AN e del centrodestra, ma non mancava una spruzzatina di esponenti dell’Ulivo.
Cosa pensavano allora di quel “magnifico” progetto gli amministratori comunali e gli oppositori dell’epoca? In una seduta del consiglio comunale il sindaco Sandro D’Alessandro disse testualmente: ”Dobbiamo stanare il Prusst, io lo tiro fuori dalle stanze del comune, perché è uno splendido strumento di programmazione, è un patrimonio del Sannio, non solo di Benevento”. lo stesso primo cittadino, insomma, avvertiva l’esigenza di togliere al Programma Calidone l’alone di mistero che lo accompagnava, come fosse un Ufo da identificare. La posizione dell’opposizione era molto dura. Riportiamo le parole dell’articolo de La Voce della Campania. ”Il Prusst – sottolinea Salvatore Zotti, della segreteria cittadina del Ds- rappresenta una grande illusione, è diventato un contenitore di progetti, senza un’idea sul futuro di Benevento. E’ scattata una corsa frenetica ad entrare in questo calderone, con la speranza di avere una corsia preferenziale per i finanziamenti”. Il mosaico generalista degli interventi suscitava numerose perplessità. ”La stessa scelta delle figure professionali – fa notare Fausto Pepe, capogruppo dell’Udeur – è avvenuta in maniera discrezionale. Se vogliamo che il Programma Calidone non diventi un grande bluff, i sindaci dei comuni aderenti, molti dei quali sono amministrati dal centrosinistra, e la stessa provincia di Benevento devono appropriarsi di questo strumento”. Rincarava la dose l’attuale vicesindaco. ”Gli aspetti da chiarire sono molti – rileva Raffaele Del Vecchio, capogruppo Ds- per questo tutta l’opposizione ha proposto una commissione d’inchiesta sulla gestione complessiva del Prusst, che rischia di trasformarsi in un formidabile strumento di clientelismo”.
Quell’inchiesta del 2003 cominciava così : “Un fiume di miliardi in arrivo, una girandola di incarichi e progetti per riqualificare la città e sviluppare il territorio. Per Benevento ed il Sannio si affaccia all’orizzonte una nuova età dell’oro?”. A distanza di dieci anni, quali frutti ha prodotto il Prusst? Cosa è cambiato nella sua gestione? Quali opportunità di riqualificazione e di sviluppo ha creato per la città? Quanti soldi sono stati spesi ? C’è ancora qualche possibilità per trasformarlo in qualcosa di utile per Benevento? Oppure è stato soltanto un bluff, una specie di gallina dalle uova d’oro? Sulla complessa e intricata vicenda spetta agli amministratori comunali in carica fare chiarezza.
Quello che è sotto gli occhi di tutti è che il Prust è servito solo ad aumentare il conto in banca dei fortunati che vi hanno partecipato a livello di progettazione dato che per quanto si sa, di quanto previsto non è stato fatto nulla.
Piatto ricco, mi ci ficco! Ecco lo slogan per definire adeguatamente il PRUSST.