La letteratura sportiva sotto forma di casa editrice è stata inventata e creata in Italia da Enrico Mattesini. Prima di lui esistevano solo titoli dispersi e “pagine sparse” editi dalla Baldini & Castoldi e dal gusto superiore di Oreste del Buono; dopo di lui c’è un ricco catalogo di testi e autori che raccontano e illustrano uomini cose e idee dello sport e formano una vera e propria enciclopedia della letteratura sportiva. A metà degli anni Novanta il geniale e generoso mercante d’oro e d’argento di Arezzo realizzò il sogno che da tempo accarezzava con la moglie Giovanna: Limina, edizioni dedicate interamente al valore civile dello sport. Il primo libro pubblicato fu un clamoroso successo – tanto di critica quanto di pubblico, come si usa dire -: La farfalla granata di Nando dalla Chiesa che raccontava la vita, il gioco e la morte di Gigi Meroni. Le pagine del libro del figlio del generale ucciso dalla mafia sono un po’ il simbolo o il senso stesso della scommessa dell’impresa editoriale tentata e vinta da Mattesini: lo sport come arte e cultura, epica e letteratura, lotta, sudore e morale. Non è un caso che l’altro libro della Limina che ebbe un gran successo, tanto da superare la “farfalla granata”, fu Una porta nel cielo ossia l’autobiografia di Roberto Baggio alla quale collaborò come autore lo stesso editore aretino. Quando si vorrà sapere qualcosa in più di Baggio bisognerà prendere in mano quel libro che Enrico Mattesini volle con tutto se stesso perché nel calciatore vedeva l’uomo. Nelle prime pagine di questo libro, l’ultimo grande giocatore italiano di calcio affronta subito il tema della morte: “Con l’idea della morte ho imparato a conviverci, come una cosa naturale, che fa parte delle cose. Non l’aspetto, ma so che arriverà”. Purtroppo, per Mattesini la morte è arrivata troppo presto. Troppo presto è arrivato il fischio finale della sua bella partita di calcio con la vita e la letteratura.
Aveva 59 anni. E’ stato stroncato da un infarto improvviso che lo ha strappato per sempre alle sue passioni e ai suoi affetti. Non l’ho conosciuto personalmente ma vi ho parlato qualche volta al telefono in occasione della preparazione e della pubblicazione di due miei libri che ho avuto l’onore di pubblicare con lui: Platone e il calcio e Socrate in campo. Era una persona disponibile e aperta alle novità. Quando proposi il primo titolo – Platone e il calcio – trovai grande interesse per le mie idee e partecipazione attiva alla stesura del testo. Lavoravo con la moglie di Mattesini, la gentile signora Giovanna, che seguiva personalmente i libri che ogni mese la casa editrice pubblicava. In quel tempo, a metà del primo decennio di questo secolo, erano cinque al mese: non pochi. Con quel titolo “platonico” ebbe praticamente inizio un filone editoriale che per un certo tempo ha goduto di una non piccola fortuna. Posso dire che è con quel primo libro, al quale poi ne sono seguiti altri che hanno approfondito e messo a sistema il tema fino a Il divino pallone (Vallecchi), sia nata non solo un’interpretazione filosofica del calcio ma anche un’interpretazione calcistica della filosofia ossia della condizione umana. Non vi sono sul tema grandi precedenti e per trovare un titolo che sia più o meno in partita bisogna risalire fino a Bernhard Welte con il suo Filosofia del calcio (Morcelliana) E’ grazie a Enrico Mattesini se ho potuto dare forma editoriale alla mia idea che il calcio sia una forma di vita per sua natura anti-totalitaria.
Enrico Mattesini era un vulcano di idee e passioni. Dopo aver ceduto – soprattutto per salvarlo – il marchio della Limina, con le sue forze personali e familiari aveva dato vita ancora a nuove edizioni con il marchio Fuorionda. Di fare l’editore non poteva farne a meno, perché lo era. Qui l’idea di fondo si spostava dalla letteratura sportiva alla letteratura civile e – me ne parlava proprio la signora Giovanna – vi era l’intenzione, già operativa, di pubblicare delle biografie di grandi italiani del mondo politico, delle istituzioni e della cultura. Ora a queste biografie bisognerà aggiungere quella di Enrico Mattesini, un libro la cui lettura – per una volta – avremmo volentieri rimandato lontano nel tempo.