Ricapitoliamo. Domenica scorsa, al termine dell’incontro Benevento-Nocerina (vinto dai padroni di casa per 1 a 0), il capitano dei sanniti, Felice Evacuo, dopo aver festeggiato ai piedi della curva Sud assieme ai suoi compagni di squadra, decide di dirigersi verso l’altra metà del campo e, giunto in prossimità del limite dell’area di rigore, saluta i suoi ex tifosi della Nocerina.
Tra le due tifoserie da tempo immemorabile esiste un odio profondo e molti tifosi sanniti già quest’estate non accettarono di buon grado il ritorno in giallorosso del bomber di Pompei, reo di aver festeggiato con troppa gioia il gol inflitto lo scorso anno al Benevento con la maglia dei molossi.
E, siccome il fuoco già covava sotto la cenere, la curva improvvisamente si infiamma. Inizia un improvviso ed incredibile tam-tam, alimentato persino da qualche giornalista fazioso ed irresponsabile (“Evacuo non ha preso parte ai festeggiamenti e si è diretto, invece, sotto la curva dei nocerini per applaudire la tifoseria rossonera”).
Questa versione arriva anche al presidente del Benevento, Oreste Vigorito, come testimoniano le dichiarazioni da egli stesso rilasciate in sala stampa: “Oggi è successo qualcosa di molto grave: un nostro tesserato, forse il più rappresentativo del Benevento, ha espresso il suo apprezzamento nei confronti della tifoseria rossonera, non accorgendosi di stare offendendo il tifo beneventano. Evacuo ha messo il suo contratto sul tavolo. Mi sono preso un momento per pensarci. In casi come questi devo difendere la città di Benevento. Vi dico anche che Evacuo nel dopo partita si è sentito male e ha avuto bisogno dell’intervento dei sanitari, ma questo non sminuisce il gesto che ha compiuto”.
Gli ultras assiepati nei pressi degli spogliatoi sono inferociti e chiedono a gran voce l’allontanamento del bomber “traditore”. Emettono anche un comunicato dai toni chiaramente minacciosi: “Il signor Felice Evacuo entro stasera deve effettuare la rescissione del contratto senza attendere decisioni altrui; contestualmente alla rescissione è pregato di lasciare la città entro lo stesso termine, senza farvi più ritorno. A buon intenditor poche parole”.
La notizia improvvisamente balza sui media nazionali, non senza imprecisioni, inesattezze e strumentalizzazioni. Un tg nazionale utilizza addirittura vecchie immagini di scontri allo stadio per accompagnare il servizio giornalistico. Persino Mario Sconcerti nel corso della trasmissione “Terzo Tempo“in onda su Sky Sport 1 tuona: “Questo calcio è sempre più ostaggio degli ultras. E’ davvero incredibile che le società debbano cedere di fronte a simili ricatti da parte di frange della propria tifoseria.”, dando per scontata la versione dell’avvenuto allontanamento del calciatore.
Il giorno dopo il presidente Vigorito, avendo approfondito l’accaduto (anche in virtù di una ripresa video comparsa su Internet), rettifica il tiro: “Al termine del match mi hanno riferito una cosa sbagliata. Credevo che Evacuo non fosse andato prima sotto la nostra curva. In quel caso saremmo stati davanti ad un gesto di tutt’altra natura. Il gesto di un calciatore che, dopo aver festeggiato con la propria tifoseria e fermandosi a 25 metri dalla curva ospite, saluta chi fino a pochi mesi prima lo osannava può essere considerato inopportuno ma non in malafede. Crediamo, insomma, che quello di Evacuo debba essere visto come un gesto di sportività, che va oltre la semplice rivalità”. Vigorito annuncia anche un messaggio video dello stesso Evacuo per l’indomani.
Video che puntualmente arriva e che in verità riporta alla mente i filmati in cui compaiono gli ostaggi nelle zone calde del mondo costretti a dettare le condizioni per la liberazione. Una tenda bianca alle spalle che sembra un improvvisato lenzuolo utilizzato come sfondo ed Evacuo che indossa una maglietta nera che evidenzia oltre misura i segni di una notte trascorsa insonne. E poi le parole pronunciate nervosamente: “Sono consapevole di aver creato un problema alla società, ai miei tifosi, ai miei compagni di squadra e all’allenatore, e se i tifosi del Benevento si sono sentiti offesi del mio gesto e l’hanno interpretato come una mancanza di rispetto nei loro confronti è sbagliato, non era assolutamente quella la mia intenzione. Ai tifosi della Nocerina ho dato un saluto di riconoscenza perchè mi hanno accolto lo scorso anno in un momento molto difficile della mia carriera professionale e mi hanno osannato come se io fossi Batistuta”. Aggiungendo subito dopo: “Mi dispiace davvero tantissimo ma se sono tornato in questa città è anche per dimostrare ai beneventani che ho voglia di conquistare qualcosa di importante con la maglia giallorossa, nonostante quando sono andato via ci siamo lasciati in un modo poco idilliaco. Sono pronto a ricominciare con più forza rispetto a prima dopo questa incomprensione, sperando che tutto si possa chiarire”.
Per tutta risposta nel pomeriggio una centinaia di ultras ha duramente contestato “Felicione” alla ripresa degli allenamenti, “invitandolo” a lasciare Benevento.
Sul caso, detto per inciso, non si sono registrate prese di posizione da parte di rappresentanti istituzionali, commentatori o intellettuali, nonostante se ne sia parlato diffusamente a livello nazionale.
Questi sostanzialmente i fatti nella loro folle e surreale successione. Ogni commento a questo punto appare persino superfluo.