Io non sapevo di vivere sotto uno spietato tiranno locale. L’ho scoperto dall’ultima iniziativa del centrodestra che ha pensato bene di proporre ai santagatesi, in vista delle prossime elezioni comunali, una grande lista elettorale per, nientemeno, liberare Sant’Agata dei Goti dall’odiato despota. Chi è il tiranno? Il sindaco Carmine Valentino che per l’occasione possiamo ribattezzare il duca Valentino o l’imperatore Valentiniano o, per spaventare meglio mamme e famiglie, il sanguinario Erode. Non pochi di quelli che invocano il tirannicidio e la giustizia popolare sono stati nel recente passato compagni di partito, di viaggio e di merendine di Erode ma queste sono cose fastidiose che raccontano solo i rompiscatole. Anzi, per dirla tutta, già in passato si è tanto demonizzato il duca Valentino e lo si è isolato e lo si è additato come il diavolo con la coda biforcuta, con il pessimo risultato che proprio quell’azione antidemocratica di marginalizzazione e creazione favolistica del Mangiafuoco santagatese ha finito per consegnarli l’amministrazione comunale. Insomma, il tiranno è stato creato proprio da chi oggi lo vuole uccidere per liberare Sant’Agata. E’ evidente che non siamo davanti a una tragedia ma a una commedia.
La verità, come sanno gli stessi santagatesi, è molto più banale. Non c’è nessun tiranno ma solo un sindaco come ce ne sono stati tanti e tra questi tanti, forse, quest’ultimo non ha evidenziato solo difetti ma anche qualche pregio. Quando ha iniziato era disorientato ma con il tempo ha preso le misure e qualcosa di buono l’ha fatto. E’ diventato perfino popolare perché ci sa fare e si da da fare e in questo suo fare, naturalmente, c’è anche qualche strafare e qualche strafalcione: un po’ di settarismo, conflitto d’interessi nei lavori pubblici, l’uso dei due pesi e due misure, a chi figli e a chi figliastri. Ma sono cose queste che non fanno un tiranno e che appartengono alla tradizione comunale santagatese che c’era prima di Erode e ci sarà anche dopo Erode quando, magari, arriveranno i liberatori a salvare la patria.
Il problema del centrodestra non è il duca Valentino ma il centrodestra. Il problema non è fuori casa ma in casa. La demonizzazione dell’avversario trasformato in nemico è il frutto del problema interno. Siccome non si riesce a pensare pubblicamente in termini di problemi e soluzioni si sceglie la scorciatoia: “Liberiamo il paese dal tiranno”. Un grave errore, culturale ancor prima che politico, perché viene da un’area che ha subito sulla sua pelle questo processo di demonizzazione fino a vedere il suo stesso leader nazionale estromesso dalla vita politica italiana con l’uso politico della giustizia. Un errore cieco e quindi pericoloso perché avvelena il clima sociale del paese sostituendo i fatti con la propaganda ben oltre il consentito fino a giungere a una manipolazione delle coscienze che lascerebbe sul campo di battaglia solo vittime e vincitori sconfitti.
Il centrodestra è ancora in tempo per provare a liberare se stesso dai suoi fantasmi e dalle sue evidenti inadeguatezze. Non si chiama a raccolta la società civile – ammesso che ci sia una cosa del genere – per indottrinarla e militarizzarla contro un inesistente nemico ma ci si rivolge ad essa per proporre un progetto amministrativo e per chiedere consenso, risorse, energie, professionalità. Va organizzata un’alternativa, non un’impostura. Ma per incamminarsi su questa strada, il centrodestra deve prima di tutto mettere in gioco se stesso e la sua oligarchia che ancora osa pensare che il meglio che si possa fare è ricandidare i fallimenti storici del passato. Pensare di unire tutti contro uno non è la politica dei moderati e quando ci si intestardisce a percorrere strade che conducono fuoristrada sono proprio gli elettori moderati a cambiare strada preferendo scegliere il finto Erode all’armata Brancaleone.