Ora a Toppa Infuocata tutti vogliono mettere una toppa. L’inerme sindaco della più inerme Fragneto Monforte, Raffaele Caputo, che è stato colpevolmente lasciato solo e ha dovuto fare di necessità virtù. Le autorità preposte alla sicurezza che difendono se stesse dicendo che è stata adottata la “vigilanza dinamica” ma “il luogo è impervio” e così ne è venuto fuori un incendio superdinamico. Il governo, nella persona del ministro beneventano dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, che dopo il sopralluogo garantì la sorveglianza e ora ritiene imprescindibile il trasferimento di ciò che resta delle balle infuocate a Giugliano. Ma una toppa ora non basta. Ci vuole molto di più. A cominciare dalla serietà del controllo del territorio dove sorgono questi monumenti eretti a perenne memoria del malgoverno della Campania: i siti delle ecoballe. Perché, in fondo, quanto accaduto nella sannita Fragneto è “in piccolo” quanto potrebbe accadere “in grande” tra Napoli e Caserta: l’Apocalisse.
Le ecoballe arrivarono nel Sannio dieci anni fa. Si disse: è tutto temporaneo, pochi mesi e andranno via. Si sa: nulla è più definitivo di ciò che è provvisorio. Con gli incendi di questi giorni è praticamente certo che nulla potrà essere più spostato e tutto dovrà essere smaltito. Quando? Impossibile saperlo. Perché quelle ecoballe sono balle ma non sono eco e quindi non possono essere smaltite ad Acerra senza essere prima divise. Naturalmente, in una storia italiana che si rispetti non può non esserci anche la magistratura: e, infatti, lo stoccaggio di spazzatura è sequestrato perché fa parte dell’inchiesta Fibe. Insomma, ad un disastro di natura ambientale si aggiunge il fallimento amministrativo e politico fatto solo di slogan, promesse e dilettantismo. Tutte cose che portano ad un risultato: l’inconcludenza che conduce al continuo stato di emergenza. Quello in cui è precipitato, suo malgrado, un territorio che per i suoi vigneti e le sue colture è un fiore all’occhiello della produzione vinicola del Sannio e della Campania. I ripetuti incendi di questi giorni, infatti, data la posizione alta di Fragneto Monforte ed i venti autunnali, hanno diffuso fumi e ceneri anche sulle valli e colline di Ponte, Torrecuso, Casalduni, Cerreto, Guardia. Eppure, le ecoballe presenti a Fragneto sono “solo” 60mila tonnelate. Cosa accadrebbe se prendessero fuoco le piramidi di Taverna del Re dove si trovano circa 7 milioni di tonnellate di ecoballe?
L’Apocalisse, appunto. Ed è su questa tragedia annunciata che bisogna concentrarsi. Per scongiurarla. L’inferno di Toppa Infuocata, ci sia o non ci sia dietro la mano della camorra, è un avvertimento che delle istituzioni minimamente avvedute, che sanno che sul territorio regionale ci sono la bellezza di 18 siti di stoccaggio di ecoballe, non possono sottovalutare come se fosse il frutto del caso. Nulla, ormai, proprio nulla, è più casuale. Ecco perché Toppa Infuocata ci dice che ora una toppa non basta.
tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 26 settembre 2013
Caro Giancristiano, io una piccola proposta per evitare gli incendi delle ” ecoballe ” ce l’avrei. Obbligare tutti gli inquisiti dell’affare immondizia in Campania incominciando da Bassolino, passando per Catenacci, Bertolaso, Cimitile etc., etc. a fare una guardania gratuita dei luoghi inquinati, per colpa della loro negligenza ed incompetenza a voler essere benpensanti. Una sorta di moderna legge del contrappasso. Così si potrebbero rendere conto, anche loro, de visu, dei disastri che hanno causato e correre, anche loro, gli stessi pericoli di carattere sanitario che le popolazioni di qei luoghi quotidianamente affontano.