La scuola e l’università sono tra loro inevitabilmente collegate anche se le amministrazioni ministeriali e le carriere dei rispettivi “corpi docenti” sono separate. In un sistema virtuoso, qual è in larga parte quello europeo, la scuola migliora l’università e l’università la scuola. Purtroppo, in Italia accade il contrario: il sistema è vizioso e così la scuola peggiora l’università e l’università la scuola. Il pasticcio del cosiddetto “bonus maturità”, che si somma all’esito dei test d’ammissione all’università, conferma la regola. Il ministero ha reso noti i dati dei voti dell’esame di maturità e ancora una volta il Sud fa registrare i voti più alti mentre il Nord i più bassi, ma a questa prima differenza bisogna aggiungere quella dei bonus che al Sud si conquistano più facilmente che al Nord. Le province e le scuole in cui i voti devono essere più alti – e lo sono – per accedere al bonus sono quasi tutte meridionali: Benevento, Caserta, Brindisi, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Trapani, Enna. I facili voti alti e i generosi bonus si ripercuotono sull’università. Proprio oggi nelle varie facoltà iniziano i test d’ingresso e avere in tasca qualche punto in più – da 1 a 10 – rispetto alla concorrenza fa comodo. Sennonché, proprio la geografia scolastica, con enormi differenze ad esempio tra Milano e Catanzaro, fa capire che il sistema dei crediti scolastici e dei test universitari più che controllare è controllato.
I risultati del ministero non aggiungono nulla di nuovo. Sono cose sapute e risapute, analizzate più volte dall’Invalsi e dal sistema Pisa. Ciò che costituisce parzialmente una novità è il combinato disposto di bonus e test. Per un motivo molto semplice: perché i test universitari e le iscrizioni a numero chiuso sono stati concepiti proprio per selezionare gli studenti. Il ministro ci ha messo una pezza per evitare disparità e arbitri ma, purtroppo, ci troviamo di fronte a uno di quei casi in cui la toppa rischia di essere peggiore del buco: ad essere svantaggiati saranno quegli studenti che si trovavano in classi in cui troppo alto era il numero di studenti modello. Insomma, ad arbitrio si somma arbitrio. Che fare?
Il ministro dell’Istruzione, Maria Grazia Carrozza, ha fatto sapere che per il prossimo anno il “bonus maturità” sarà rivisto. L’intenzione ancora una volta è buona. Tuttavia, non sarà con le pie intenzioni che si raddrizzeranno scuola e università. Ciò che palesemente non funziona non è solo il bonus ma tutto il sistema dei crediti formativi da una parte e dei test d’ingresso dall’altra. Non resta da fare che l’unica cosa che, da che mondo scolastico è mondo scolastico, si fa per riformare la scuola: mettere mano agli esami. E’ del tutto evidente che il vizio è nell’esame di maturità con le sue 12 mila e passa commissioni. E’ arrivato il momento di portarlo in soffitta e sostituire gli esami “in uscita” con gli esami “in entrata” (oppure sommarli). Ne trarrebbe beneficio anche il mondo accademico liberandosi da test e quiz che vanno bene per la patente ma non per la ricerca.
tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 3 settembre 2013