Nelle ultime ore sono morti tre ragazzini di origine marocchina nel fiume Adige e due alpiniste italiane sul Monte Bianco travolte da una valanga. Una diciannovenne è annegata in un torrente in Val Daone per recuperare il suo cane, nel Salernitano sono spirati in mare due bagnanti, mentre in Grecia è morta Giulia Grasso, una ragazza napoletana di 22 anni in vacanza a Mykonos: indossava un pareo che, impigliandosi nel motore del quad su cui viaggiava, le ha spezzato il collo. La morte in vacanza ci appare come un controsenso perché ha in sé due aspetti della vita che sono concepiti non solo diversi ma anche opposti: la vacanza, che vuole essere una vera e propria “botta di vita”, e la morte che invece della vita è l’annullamento. Quando, poi, a morire sono i giovani – come in molti dei casi qui riportati – che, in aggiunta, muoiono in modi banali e assurdi che con un po’ di accortezza potevano essere evitati, allora, la morte si presenta come un’ingiustizia inaccettabile. Più la morte in vacanza è assurda, più si cerca un colpevole per renderla comprensibile e accettabile.
L’altro giorno mi trovavo a Polignano a mare: il paese pugliese famoso sia per la sua bellezza sia perché ha dato i natali a Domenico Modugno. E’ un paese costruito a strapiombo sul mare. E’ privo di spiagge e per fare il bagno bisogna tuffarsi dalle rocce. C’è un’unica spiaggia: è un’insenatura al centro del paese, il mare batte e ribatte eternamente contro gli scogli su cui sorgono le case. Quando si accede sulla pietrosa spiaggia c’è un cartello che dice: “Spiaggia libera senza salvamento”. Tutti sono avvertiti, almeno tutti quelli che passano di lì. Eppure, dalle rocce è un continuo tuffarsi di giovani e meno giovani che si sentono Mister Volare: le teste dei ragazzi entrano in acqua sfiorando le rocce mentre il “pubblico” di turisti e vacanzieri assiste allo spettacolo dalla loggetta panoramica. Se anche in quelle giornate di vacanza, mare e sole la morte dovesse fare la sua improvvisa comparsa ci sarebbe un colpevole a cui risalire per rendere il dolore più sopportabile e la morte più accettabile? Il tuffo da quelle altezze è pericoloso e chi si tuffa – viene da dire – non può non saperlo.
I ragazzi e le ragazze italiane amano la vacanza greca. La loro meta preferita è proprio Mykonos: l’isola dell’Egeo che è nota non solo per le sue spiagge e le sue stradine ma anche per la vita sregolata. Quando, molti anni fa, vi andai con amici e amiche, vivemmo all’avventura: non avevamo una casa e per le prime due notti dormimmo in spiaggia. Non erano e non sono vacanze stile Alpitour. Oggi i parenti di Giulia fanno sapere che denunceranno chi ha affittato il quad – questa grossa motocicletta con quattro ruote, di per sé instabile perché né moto né auto – a Giulia e alle sue amiche. I familiari della sfortunata studentessa di Fuorigrotta ritengono che non siano stati rispettati i “criteri di sicurezza di base”. Non so a cosa potrà approdare la denuncia mentre so che i “criteri di sicurezza di base” non fanno parte della vacanza a Mykonos che è ricercata consapevolmente per la sua “vita spericolata”.
dal Corriere del Mezzogiorno del 14 agosto 2013