Le due fedi dominanti del secondo Novecento, quella cattolica e quella comunista, hanno sempre visto nei denari il demonio: per i cattolici i quattrini sono lo “sterco del diavolo”, per i comunisti sono un furto (un po’ come la proprietà per Proudhon). Eppure, come ammonisce con sincerità il detto popolare, i soldi fanno venire la vista ai ciechi. Come a dire che la “cultura degli italiani” – per usare un’espressione che era cara a Saverio Vertone – sul tema dei soldi è a dir poco ipocrita: tutti li disprezzano in pubblico ma tutti li apprezzano in privato. Un comportamento descritto bene nella famosa e antica favola della volpe che non arrivando all’uva dice che è acerba. I casi di Giovanna Melandri, presidente del Maxxi, e di Claudio de Magistris, consulente di Palazzo San Giacomo, sono emblematici.
Quando fu nominata al vertice del Maxxi, l’ex deputata del Pd ed ex ministra disse, con grande risalto della notizia, che il prestigioso incarico sarebbe stato “totalmente gratuito”. Il 27 luglio, invece, Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera diede la notizia della convocazione del consiglio di amministrazione del museo per discutere proprio dello stipendio della presidente Melandri la quale replicò al giornalista giustificando la sua richiesta con i risultati del suo lavoro. Infatti, percepire soldi pubblici per un lavoro non è un male ma assumere l’incarico dicendo di non voler ricevere nulla e poi girare la frittata e chiedere lo stipendio è furbizia se non un’impostura. La vicenda del fratello del sindaco Luigi de Magistris è molto simile al caso della presidente del Museo della Arti. Anche il de Magistris junior ha assunto il suo incarico di consulente gratis ed amore Dei cioè gratuitamente e senza voler percepire alcunché. Anzi, quando saltò fuori che il fratello del sindaco lavorava al Comune come consulente, si disse e sottolineò, proprio per giustificare la sua funzione, che era incaricato senza percepire compensi. Però, come si sa, le cose cambiano. Il fratello del sindaco ha fatto sapere che non intende lavorare senza stipendio: niente più consulenze gratuite, niente più Forum delle Culture senza regolare contratto e altrettanto stipendio. Dunque, i termini della questione non solo sono mutati ma sono anche capovolti: mentre prima la condizione per lavorare era l’assenza di compenso, ora invece si è disposti a lavorare solo se c’è il compenso. C’è senz’altro bisogno di soldi per gestire l’arte ma assumere un incarico gratuitamente e poi battere cassa rientra in un altro genere: l’arte dei soldi.
Tuttavia, c’è un terzo caso da segnalare. Quello di Evelina Christillin: nel novembre 2012 fu nominata dal ministro Ornaghi presidente del Museo Egizio di Torino e, come ha scritto ieri in una lettera al Corriere della Sera, restituì i 50 mila euro di emolumento riconosciuti per l’incarico che tuttora non riceve. Questo è il punto centrale: nessuno chiede a chi assume un incarico di rinunciare ai soldi, ma se si prende un incarico a condizione di non percepire soldi non si possono poi cambiare le carte in tavola. Se cambiano le condizioni dell’incarico, è giusto anche cambiare l’incaricato.
dal Corriere del Mezzogiorno del 9 agosto 2013