“A Benevento non c’è una classe politicamente credibile e dotata delle competenze adeguate”. Ad affermarlo senza mezzi termini ad un cronista de Il Mattino è stato nelle scorse ore il ricercatore beneventano Antonio Iavarone, un cui articolo sulla rivista Nature Genetics ha svelato la mappa delle alterazioni genetiche dei tumori al cervello. Un risultato straordinario, che permetterà di curare almeno in un caso su sette i tumori maligni con farmaci già esistenti e terapie personalizzate.
In pratica i ricercatori della Columbia University guidati da Iavarone hanno tracciato la sequenza di Dna e Rna di 140 tumori celebrali con un nuovo metodo di analisi statistica, individuando 18 geni finora mai implicati nel tumore chiamato glioblastoma multiforme, ovvero il più aggressivo e frequente cancro al cervello.
Iavarone, 55 anni, vive a New York dal 1999. Da tempo ha perso la speranza che nella sua terra d’origine, il Sannio, possa realizzarsi il progetto MIB (Mediterranean Institute of Biotechnology), presentato in pompa magna qualche anno fa: “E’ ormai un’ipotesi finita, non è più in agenda in quanto nel corso degli anni non è successo assolutamente nulla. Mi hanno invitato alle conferenze stampa, hanno organizzato eventi mondani nei quali si annunciava di tutto, ma poi alle parole non sono seguiti i fatti. Insomma, a Benevento non c’è stata la capacità di lavorare insieme per un progetto come questo”.
Parole che sono un pugno nello stomaco, anche perché Iavarone ha confessato di soffrire molto a causa di questa esperienza: “In fondo potrei anche fregarmene, ormai sto qui a New York, ma non ci riesco. Soffro da meridionale all’estero. Soffro per la mia terra. Soffro per quelle richieste disperate che ricevo da parte dei miei concittadini con un tumore al cervello che cercano una soluzione, magari via internet. In Italia la sanità, soprattutto al Sud, sta precipitando verso condizioni disastrose. Spesso le persone con un tumore al cervello vengono mandate a casa”.
E non manca, infine, anche una dura bacchettata al mondo dell’informazione: “Anche la stampa ha delle responsabilità. I giornalisti hanno una colpa enorme. Sono bravissimi a riprendere gli annunci, come quello del 2009, ma poi non chiedono il conto degli impegni presi”.
Parole durissime, dunque, alle quali – ne siamo certi – seguirà il solito, assordante silenzio.