Neanche il grande Al Bano riesce a conquistare la palma del tutto esaurito. La rassegna “I Risvegli della Bella Dormiente”0, che si avvia a conclusione, ha dimostrato che se non si coinvolgono i giovani, difficilmente avremo il Teatro Romano pieno. Sulla partecipazione ha sicuramente inciso l’aspetto economico. La crisi morde e forse un piccolo ritocco ai prezzi, anche solo di 5 euro in meno, avrebbe consentito una maggiore affluenza. Il ricco cartellone ha mescolato sapientemente commedie ed operette, cantanti popolari e bravi attori, ma ,complessivamente, gli spettacoli programmati sembravano rivolti più ad un pubblico anziano che al mondo giovanile. La partecipazione dei giovani, infatti,è stata notevole solo in due occasioni, cioè durante la commedia shakespeariana”La Dodicesima notte” e nella serata di “Toni Servillo legge Napoli”, l’unico spettacolo che ha sfiorato il tutto esaurito. Nel primo caso si è trattato di un’opera di un autore immortale, nel secondo dell’esibizione intensa e coinvolgente di un attore sulla cresta dell’onda, impegnato e premiato per sue poliedriche doti artistiche. Ma torniamo al concerto di Al Bano. Aprono le note della canzone “Nel sole”. Poi il cantante appare sul palco, saluta il pubblico,alza gli occhi e mostra meraviglia nel vedere vuote le ali estreme delle gradinate.”Ma dove sono andati? Perchè non sono venuti? -esclama –Io mi aspettavo di trovare il teatro pieno come ai tempi degli antichi romani”. Ci scherza su, ma un pizzico di delusione traspare in lui che è abituato ad essere acclamato in tutto il mondo.
Nella terra di Padre Pio, al quale è tanto devoto, immaginava un’accoglienza più strepitosa. Comunque il teatro si è riempito all’ottanta per cento. Nel pubblico ci sono anche la mamma Iolanda,di 93 anni,e la figlia Jasmine, nata dall’unione con Loredana Lecciso.
Lo scenario è emozionante e suggestivo. Il cantante, accompagnato da tre bravissime coriste e da un band eccezionale, ha raccontato con le canzoni la sua carriera, cominciata negli anni sessanta, mentre sullo sfondo scorrevano le immagini di quand’era ragazzo, nei campi accanto al fratello e ai genitori contadini.
Tra il cantante ed il Sannio intercorrono diversi legami. Al piano c’è il maestro Alterisio Paoletti, originario di Montefalcone Valfortore, diplomatosi al conservatorio di Benevento ,che lo accompagna da anni, dopo essere stato accanto a Mino Reitano. Un altro amico di Al Bano è il cardiologo beneventano Claudio Pappone, noto in tutta Italia per la sua professionalità.”Quando decisi di partire da Cellino San Marco per Milano, mia madre mi salutò piangendo -ha ricordato il cantante- ma io ero convinto che dovevo farlo per cambiare il mio destino. Così cominciai a “studiare” il cammino di Domenico Modugno, che era riuscito a “saltare la siepe” rimanendo per sempre nella storia”. Gli inizi furono duri, fu costretto a fare mille mestieri,come tanti giovani del sud,che in quegli anni emigrarono al nord con la valigia di cartone. Poi entrò in contatto col Clan Celentano e cominciò i primi passi nel mondo della canzone.
Il concerto è cominciato con “Nel Sole” ed è finito con “Felicità”, passando attraverso “Ci Sarà”,”Nostalgia canaglia”,”Libertà”, ”Il Ragazzo che sorride”,” Amanda è libera”. Nella scaletta ha inserito anche tre pezzi di opere liriche, ha ricordato Modugno con “Volare” e Fabrizio De Andrè con una particolare sua Ave Maria.Però,del tanto pubblicizzato omaggio a Celentano e Caruso non si è visto nulla. Un po’ di amaro in bocca è rimasto nel pubblico per la mancata esecuzione di alcuni suoi cavalli di battaglia come “E’ la mia Vita”, per non aver cantato neanche un brano della tradizione classica napoletana e per non aver consentito neanche un bis.