Voglio scrivere un articolo su un amico perché è arrivato il momento. Quasi tutti i turisti che giungono a Sant’Agata dei Goti conoscono Claudio Lubrano e ne apprezzano la competenza, la prodigalità, la capacità. Il mio amico Claudio è un santagatese anomalo. Il tratto particolare del santagatese è l’indolenza mentre il presidente della Pro Loco è quasi malato di attivismo. Le cose che è riuscito a fare nella sua vita sono la somma di almeno due esistenze: una palestra, un campo di calcetto, una storica gara podistica che ha in sé il segno del gusto – la Strasopportico -, recupero della tradizione popolare e dei suoi canti, è stato un ottimo portiere di calcio, ha fondato una galleria d’arte contemporanea e una biblioteca che porta il nome di Michele Melenzio. E tante altre cose che ora qui le tralascio, altrimenti va via lo spazio del pezzo. Per fare tanto tra tanti ostacoli ci vuole intelligenza – va da sé – ma l’intelligenza non è sufficiente: sono necessari carattere e forza di volontà. Ecco, dovendo indicare il valore dell’opera di Claudio Lubrano lo individuerei nel carattere volitivo che è allo stesso tempo la sua forza e la sua debolezza. Mi viene in mente quanto diceva – se non sbaglio – Montanelli o forse Prezzolini a proposito del carattere: “Dire di qualcuno che ha un brutto carattere significa dire semplicemente che ha carattere”. Fa al caso del mio amico.
La frase mi è ritornata in mente – come dicono Mogol-Battisti – quando ho letto un’altra frase in calce alla locandina che diffonde l’ultima ma non ultima iniziativa di Claudio: Memoria Innovans che è per l’appunto il recupero di una festa rionale in uno dei luoghi più belli, suggestivi e storici di Sant’Agata dei Goti: la piazzetta della chiesa della Madonna delle Grazie che sorge su Porta San Marco, una delle antiche vie di accesso alla fortezza medievale. Ebbene, dopo aver scorso la locandina con tutte le presenze, i nomi e le partecipazioni – compresa quella che recita “Interverrà il Sindaco Carmine Valentino e Assessori della Giunta” che sembra il titolo di una band folk o un ironico pezzo tamarro di Tony Tammaro – ho letto la frase finale: “Il coraggio di pochi o di un solo uomo lascia segni indelebili che possono contribuire a cambiare il mondo”. Il sapore di questa bella frase che è attribuita a un non meglio specificato “Poeta di Terra d’Africa” – ma che in realtà fu pronunciata dal grande leggendario maratoneta scalzo Abebe Bikila alle Olimpiadi di Roma del 1960 – ha, per chi sappia leggere, un evidente gusto autobiografico. Lì dentro vi sono proprio forza di volontà e sofferenza, perché le due cose non possono essere disgiunte senza falsificarle e banalizzarle. In quella frase c’è la storia del mio amico che indubbiamente ha la tempra fisica e spirituale del maratoneta.
L’aforisma autobiografico del mio amico mi ha, a sua volta, riportato alla mente un’altra frase. La chiusa dice “cambiare il mondo” e a me tutti quelli che vogliono cambiare il mondo – uno slogan insulso del nostro tempo – mi danno un po’ sui nervi. Non è il caso del maratoneta – né l’etiope, né il santagatese – ma coloro che dicono di volere un mondo migliore sono moralisti di quart’ordine, quelli che sono più Tartfufo che Molière. E così mi son ricordato di quel motto che si legge nel Candelaio di Giordano Bruno e che il grande nolano fa pronunziare alla signora Vittoria che era donna di mondo: “I savi vivono per i pazzi ed i pazzi per i savi; si tutti fusser signori, non sarebbero signori, e se tutti pazzi non sarebbon pazzi. Il mondo sta bene come sta”. E’ proprio così: il mondo sta bene come sta perché è al di qua e al di là del bene e del male e delle polemiche astratte e smaniose e vanitose dei pessimisti e degli ottimisti non sa che farsene. Mentre sa bene cosa farsene dell’uomo che affronta in sé il male provando a tramutarlo in bene e lotta prima con se stesso e poi con gli altri e di un moto di ribellione e di aspirazione fa opera pratica ed elevazione comune. E’ questo il passo del maratoneta che corre lasciando nel vento le chiacchiere.
Ps: Memoria Innovans è prevista per la serata del 2 luglio. A Sant’Agata dei Goti, naturalmente. Pacche e fagioli le andrò a gustare anch’io, come da consuetudine e civiltà.