La stampa locale ha dato la notizia della nomina di un perito da parte del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Benevento per accertare se le impronte eventualmente rilevabili su alcune lettere anonime siano quelle di Claudio Mosè Principe. Le missive sono state ricevute dal sindaco Fausto Pepe, dal deputato Umberto Del Basso De Caro, dall’assessore Luigi Abate e dal sottoscritto nella veste di presidente di Altrabenevento.
Per alcuni organi di informazione l’ex assessore comunale sarebbe indagato per calunnia mentre per altri il reato ipotizzato è la tentata estorsione. In effetti nell’atto del 23/1/2013 con cui il sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Clemente, aveva disposto “l’accertamento tecnico irripetibile” per rilevare eventuali impronte, da effettuare a Napoli presso il Laboratorio di Chimica della Polizia di Stato, Claudio Principe risultava indagato per il reato di cui all’art. 368 Codice Penale (calunnia).
Successivamente l’ipotesi di reato è stata modificata ed, infatti, nell’atto del 29 marzo con il quale il gip, Flavio Cusani, ha disposto su richiesta dell’indagato accolta dal pm “l’incidente probatorio e perizia avente ad oggetto il rilevamento di eventuali impronte papillari utili alle indagini sulle buste e relative missive anonime……” , Claudio Mosè Principe risulta indagato “per i reati di cui agli articoli 56 e 629 c.p.” cioè tentata estorsione.
E’ interessante notare, infine, che il difensore di Claudio Principe è l’avvocato Italo Palumbo, che però è anche il legale di Fausto Pepe in altro procedimento giudiziario e in questa occasione “parte offesa”.
In genere in questi casi gli avvocati rinunciano all’incarico per motivi di opportunità o per rispetto al codice deontologico. L’avvocato Italo Palumbo che è anche coordinatore regionale di Azione Civile, il movimento politico di Antonio Ingroia, sicuramente spiegherà perché non ritiene di essere in conflitto.
* Altrabenevento