Voglio fare gli auguri ad una persona normale ma per me speciale: Me Stesso. Oggi il signor Me Stesso compie 45 anni. Il primo a fargli gli auguri è stato il figlio che lo ha chiamato al telefono di buon mattino: “Papà, auguri”. Me Stesso, che è un po’ fesso, si è commosso, ha farfugliato qualcosa e poi ha ricordato al figlio che nei prossimi giorni vedranno la seconda parte del film “Il Grande Torino”. Me Stesso è cresciuto nel Mito del Grande Toro di Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II. Non l’ha visto mai giocare ma gliene parlava il padre, che fu centrobbecco nell’allora serie D, ed è come se con la Tragedia di Superga la squadra di Ferruccio Novo continuasse a giocare in eterno nei Campi Elisi. Me Stesso avrebbe voluto fare il calciatore e crede ancora che ne aveva la stoffa ma intraprese gli studi di filosofia che secondo lui è materia vitale non diversa dal calcio. Proprio oggi, nel giorno del suo compleanno, Me Stesso sarà ancora una volta al Convitto Nazionale di Benevento, in Piazza Roma, per parlare con amici e ragazzi e ragazze del calcio come “il gioco antitotalitario” per eccellenza. Ho deciso di farci un salto anch’io.
Spesso leggo gli articoli di Me Stesso. Non sempre li condivido ma sento che hanno qualcosa che mi appartiene, quasi come se fossero frutto della mia stessa opinione. A volte credo che li avrei potuti scrivere anche io. In fondo, voglio bene a Me Stesso anche se a volte mi fa del male. Stamane Me Stesso è andato dalla nonna alla quale è molto legato. Ieri sera la nonna – la mitica nonna Iana, da Giuliana – l’ha chiamato al telefono e gli ha detto: “Se domani passi ti farò gli auguri”. Così stamane Me Stesso è andato da nonna Iana che dall’alto dei suoi 90 anni gli ha detto: “Quanti anni fai? 41 o 42?”. “No, nonna, sono 45”. “45?! Ma allora sei vecchio”.
Per i suoi 45 anni, Me Stesso ha in animo di scrivere una critica di Se Stesso che è un altro signore di nostra conoscenza. Sembrerebbe una cosa eccentrica ed egocentrica ma vi posso assicurare che è il contrario. Intanto, tutto va preso con le molle, il che vuol dire con ironia. Condivido, questa volta al cento per cento, quel che dice Me Stesso riportando le parole di un Tale: la vera serietà è l’ironia. Quindi la critica di Me Stesso a Se Stesso darebbe fuori a un volumetto che nella storia della filosofia e della letteratura reca già il titolo di Contributo alla critica di me stesso. Ma, titoli a parte, è una cosa che, scritta o orale non ha importanza, va fatta perché giunti che si è ad una certa età – che significa contemporaneamente età certa e età incerta – bisogna pur fare un bilancio di ciò che si voleva fare, di ciò che si è fatto e di ciò che resta da fare. Il lavoro non manca mai, soprattutto se ci si è educati a dare un senso alla vita attraverso la concordanza non facile del pensiero e dell’azione e all’idea del sapere come unione del sapere e dell’imparare. La vita è davvero una continua educazione di se stessi. Allora, caro Me Stesso, tanti auguri.