Compare e scompare ad intermittenza e se ne parla tantissimo sulle bacheche facebook degli automobilisti sanniti. Stiamo parlando del birillone di plastica per il controllo della velocità (vedi: https://www.sanniopress.it/?p=30153) che, novello mostro di Loch Ness, viene spesso avvistato lungo la superstrada Benevento-Caianello (la cosiddetta “Telesina”) poco dopo l’uscita di Ponte,(in direzione Telese. Su facebook ci sono persino molte foto a testimoniarne la presenza!
I birilloni in realtà si chiamano Velok o Speed Check e dovrebbero essere dei dissuasori di velocità. Contenitori mobili in polietilene, fosforescenti e pesanti appena mezzo chilo, posizionati ai margini delle strade particolarmente trafficate o vicino agli incroci pericolosi. Indicano il limite e avvertono del controllo elettronico, ma non necessariamente contengono l’autovelox. Sono nati, quindi, più per dissuadere che per multare. Chi è al volante, infatti, annusa il rischio della multa e, nel dubbio, alza il piede dall’acceleratore. In realtà, però, molti Comuni, spinti dalla necessità di fare cassa, li utilizzano esclusivamente per multare gli automobilisti.
A seguito di una richiesta del prefetto di Bergamo, Camillo Andreani, il direttore generale del ministero dei Trasporti, Sergio Dondolini, lo scorso 24 luglio nel parere n°4295 ha scritto: “I manufatti in oggetto (gli Speed Check) non sono inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal Nuovo codice della strada e dal connesso regolamento di attuazione. Dunque per essi non risulta concessa alcuna approvazione”.
Inoltre, ha chiarito che “l’articolo 60 della legge 120 del 29 luglio 2010 rinvia ad apposito decreto ministeriale, non ancora emanato, la definizione delle caratteristiche degli impianti da impiegare per la regolazione della velocità. Poiché i manufatti in questione non possono essere classificati come impianti, in quanto privi di qualsivoglia dispositivo deputato alla specifica funzione, essi probabilmente non potranno neppure essere ricondotti alla futura disciplina che sarà introdotta in attuazione della legge del 2010. E l’eventuale impiego come componenti della segnaletica non può essere autorizzato in quanto i manufatti non sono riconducibili ad alcuna delle fattispecie previste dal regolamento vigente”.
In buona sostanza il ministero ritiene che gli Speed Check non siano un impianto tecnologico né un cartello segnaletico e, pertanto, non possono essere considerati mera segnaletica e né essere utilizzati come deterrente facendo credere all’automobilista che contengano qualcosa anche quando non è così; tant’è che, prosegue il parere governativo, “l’unico impiego consentito è quello che prevede l’installazione al loro interno di misuratori di velocità di tipo approvato”; ossia solo quando contengono un autovelox omologato e solo con la presenza ben visibile e sul posto di una pattuglia di polizia a presidio, come da normativa vigente.
Gli Speed Check potrebbero, quindi, essere usati solo per sanzionare infrazioni come la velocità pericolosa. Peccato che, è bene ribadirlo, sia necessaria l’omologazione: il Ministero dovrebbe ufficializzare se quel rilevatore è in grado di accertare, in ogni momento, se una certa velocità è pericolosa o no, secondo il contesto.
Conseguentemente, il prefetto di Bergamo Camillo Andreana ha inviato una lettera ai primi cittadini di alcuni piccoli Comuni del bergamasco, richiamando il parere governativo e avvertendoli che l’uso di fondi per l’acquisto di materiale non approvato dallo Stato può essere considerato un vero e proprio danno erariale: “Le signorie loro valutino la possibile sussistenza di profili di danno erariale laddove vi sia l’acquisto di dispositivi non previsti dalle vigenti normative”.
Il primo cittadino sannita che utilizza il famigerato birillone lungo la superstrada Benevento-Caianello ha valutato questi aspetti?