La squadra del Benevento calcio ha gli stessi vizi della città di Benevento. Le stesse ambizioni sbagliate. Le stesse false pretese. Nutre aspirazioni che non sono alla sua portata e si dà arie da gran signora mentre è solo una provincialotta. Il campionato è finito come gli altri anni: ha fatto strage delle illusioni giallorosse. Ma la batosta quest’anno è doppia perché l’Avellino ha vinto ed è volato in serie B mentre il Benevento, Benevento e i beneventani sono ancora all’inferno. Forse perché l’Avellino è una grande squadra e il Benevento una squadra di quattro soldi? Macché. E’ proprio il contrario: per fare l’Avellino ci son voluti quattro soldi mentre per il Benevento si sono spesi milioni e milioni. La squadra del presidente Vigorito è una delle squadre più costose della sua categoria. Ma perde. Mentre l’Avellino con gli scarti del Benevento va in serie B. C’è qualcosa che non va.
In questi casi si tira in ballo la mentalità. Si dice: “Non c’è la mentalità vincente”. L’ho sentito dire molte volte e – ahimè – l’ho anche letto. Non mi sembra un buon argomento. Come se uno potesse avere e volesse una mentalità perdente. L’argomento della mentalità vincente che non ci sarebbe mi sembra un alibi. Un modo per assolvere in toto un po’ tutto il gran circo che c’è intorno al Benevento calcio: la squadra, la società, i tifosi, i giornalisti. Diciamo le cose come stanno: il Benevento calcio e il suo presidente godono di un pregiudizio favorevole che raramente è messo in discussione. Lo stadio di Benevento è intitolato a Ciro Vigorito. Forse, un caso più unico che raro. Oreste Vigorito non è solo il presidente del Benevento: è il suo padre-padrone. Fa il bello e cattivo tempo. Se qualcuno accenna anche timidamente a mettere la testa fuori per vedere effettivamente che tempo fa, il presidentissimo monta su tutte le furie, s’incazza e prende la cosa come un’accusa di lesa maestà. Mentre è solo una legittima critica su scelte, obiettivi e risultati. I vizi della politica beneventana si ritrovano pari pari nel calcio beneventano (ma potrebbe anche essere il contrario).
Qualche mese fa ho assistito ad una conferenza stampa in cui parlava sempre una sola persona: Oreste Vigorito. E parlava di tutto. Non solo del campionato ma anche della vita e della morte, del cielo e della terra, del senso dell’onore e del disonore. Non era un presidente. Era un profeta. O con lui o contro di lui. E’ finita come sapete. L’Avellino è in serie B. Ma ora Vigorito e le sue profezie chi le critica? Chi le mette in discussione? Purtroppo, non c’è più quel luogo dello spirito calcistico che era il Bar Sport di una volta in cui uno o due, massimo tre autorevoli maestri raccontavano e illustravano i segreti del calcio e dei giocatori. Oggi tutti sanno tutto perché tutti vedono tutto e alla fine nessuno sa niente. Perché il calcio è anche ciò che non si vede o che si mostra solo a chi sa dove e cosa vedere.
La mentalità vincente in Lega Pro può significare una sola cosa: fango, sudore e sangue. Bisogna galoppare. Non dico come avviene nel rugby ma quasi. La mentalità vincente inizia lì dove inizia l’umiltà. Invece, l’umiltà dalle parti del Benevento calcio non c’è. La squadra si allena a Paduli come se fosse una grande squadra che ha bisogno di esercizi atletici e spirituali. Le partite del Benevento si possono vedere anche in streaming come se stesse giocando l’Olanda della nostra fanciullezza. Il pullman del Benevento è fatto apposta per esporre il logo o il brand come si dice oggi, cioè il marchio. I giocatori sono tra i più pagati della categoria ma marcano visita come impiegati statali. E’ qui che il Benevento perde sistematicamente tutti i campionati: in questa cultura effimera che ha trasformato il calcio in un pullman con aria e condizionata e logo senza logos.
Oreste Vigorito vuole la serie B con tutto se stesso. Ma nel calcio volere non è potere. Investire molti soldi è necessario ma non sufficiente. La regola dei soldi vale più nelle serie maggiori, la B e soprattutto la A, e meno nelle divisioni minori dove i giocatori tendono ad equivalersi. Qui conta di più il carattere, la costanza, l’umiltà, la perseveranza. Soprattutto quest’ultima sarà utile anche il prossimo anno. A patto che non si coltivino ambizioni sbagliate, che ci sia più umiltà e che il presidentissimo non prenda le critiche, sbagliate o giuste che siano, per lesa maestà.
In una stagione così martoriante questo di sicuro e un articolo che analizza perfettamente quali sono di base gli errori che commettono puntualmente da tanti anni presidenti e tifosi.proporrei a questo punto di rialzarsi e difendere e salvaguardare qualsiasi tipo di attività sportiva che possa aiutare i giovani attraverso realizzazione di sedi adeguate e specifiche.sempre e solo gladiatore sannita.