Il carabiniere è sull’altare di un duomo che ospita più anime e corpi di quanti ne possa contare e recita la preghiera del carabiniere. Al primo banco, davanti a Tiziano che è uno con la bandiera e l’Italia, c’è, al fianco dei ministri Mario Mauro e Nunzia De Girolamo, il comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli che segue la preghiera e ne recita a bassa voce le parole. Davanti a me, che sono nella navata di sinistra a un passo dalle scale della cripta, ci sono i carabinieri che hanno portato a spalla il feretro. Intorno alla bara ci sono altri carabinieri, in alta uniforme, il pennacchio e un cuore generoso che batte per “un’Italia migliore e più giusta”, come ha detto lì sull’altare l’amico di Tiziano. Parole semplici e vere. Come semplice e vera è la storia del nostro Paese se la vedo passare davanti ai miei occhi proprio attraverso le divise dei tanti carabinieri che mi si parano innanzi come il filo rosso della storia italiana. In fondo, loro hanno fatto l’Italia e loro l’hanno difesa in questi 150 anni di storia nazionale e loro continuano a difenderla al prezzo della vita e della morte a Piazza Colonna a Roma o a via Ponte Carolino a Maddaloni.
I funerali di Stato per la morte di Tiziano Della Ratta, un eroe civile del nostro tempo violento, hanno trovato un’unità di senso tanto nella parola religiosa quanto nel discorso civile: il pane della vita spezzato per noi. Anche il Vangelo di Giovanni ha ripetuto lo stesso pensiero: io sono la vite e voi i tralci che vanno spezzati quando sono maturi perché hanno dato buoni frutti e continueranno a darne anche e soprattutto quando sono tagliati. Tiziano, il santagatese Tiziano, è diventato il pane della vita spezzato per noi, è diventato il tralcio della vite tagliata per dare altri buoni frutti. E’ un senso molto alto della vita ed essere a questa altezza non è facile per nessuno. Che cosa realmente resta? Il sacrificio.
Il carabiniere è la vera e unica istituzione italiana. Il fatto stesso che sia un corpo militare e non un corpo di polizia ne configura un significato storico e civile più profondo e nazionale. Tiziano è entrato da valoroso carabiniere in questa storia secolare. Il suo paese lo ha avvertito da subito e ha saputo tributargli i giusti e doverosi onori. La ragazza, con voce ferma e al contempo dolce, ha detto dall’altare che Tiziano era “amato da tutti”, anche da chi lo aveva incontrato una sola volta. E’ questa la caratteristica dell’uomo buono. Non solo bravo, ma buono. E’ questa bontà di fondo che fa la differenza. Sant’Agata dei Goti, scossa nella coscienza, lo ha sentito emotivamente ancor prima che razionalmente. Lo ha sentito con il cuore prima di elaborarlo con la testa. Perciò nelle navate della chiesa dell’Assunta c’erano carabinieri, militari, politici, religiosi ma c’era anche il popolo di Sant’Agata dei Goti: amici, compagni, conoscenti, giovani, vecchi, mamme, signore, ragazze, commercianti, professori, studenti, c’erano tutti in un modo o nell’altro per partecipare al dolore della famiglia e salutare Tiziano con la mano, gli occhi, il cuore e il pensiero.
I santagatesi hanno ascoltato e fatta propria la preghiera del carabiniere che è la fonte della nostra stessa libertà. Il popolo santagatese in nome del popolo italiano ha rivolto il suo affetto e la sua attenzione a un suo figlio diventato eroe civile nazionale e attraverso lui ha ricordato a se stesso il valore dell’Arma e il senso della pacifica vita civile conquistata con il sacrificio della vita umana. Un giorno non lontano nel tempo saranno gli italiani di Sant’Agata dei Goti a dire ad Alfonso che il padre era un valoroso carabiniere che ci ha reso, malgrado noi, migliori.