Poiché grande è la confusione sotto il cielo d’Italia, eccellente è la situazione…
Le vicende convulse degli ultimi giorni e le due riflessioni (su Napolitano e sul PD) del mio amico Giancristiano suscitano in me un compulsivo bisogno di chiosare e, naturalmente, di fare il controcanto, che si chiuderà con un appello.
1) Giancristiano elogia Giorgio Napolitano, la qual cosa mi pare assolutamente coerente: tra uomini di destra liberale… Invece, io considero l’ex migliorista comunista il vero artefice, involontario, di una situazione surreale, tutta italiana come sempre. Infatti, in un paese “normale” finita ingloriosamente l’esperienza politica di Silvio Berlusconi, nell’inverno del 2011, travolto da privati vizi divenuti pubblici scandali e, soprattutto, dalla assoluta incapacità di gestire una crisi economica (pur non addebitabile a lui, ovviamente), in una paese normale, dicevo, il garante della Costituzione avrebbe sciolto le Camere e fatto rapidamente votare. Invece, egli persuase, in nome dell’emergenza, il povero Pierluigi Bersani a rinviare di un anno le elezioni. Fu chiamato un economista di destra, stimato dai grandi potentati economici e dalle banche, a guidare un governo bipartisan, che avrebbe attuato riforme a senso unico, tutte rigidamente fedeli alle indicazioni di un’Europa a guida tedesca, senza nessun giovamento per l’economia reale. La storia si fa anche con i “se”: si chiama storia “controfattuale”. Se si fosse votato nel 2012, la sinistra unita, quella della foto di Vasto, avrebbe vinto a mani basse contro un PDL balcanizzato. Invece, il 2012 ha visto il partito perdere un pezzo dell’alleanza (l’Idv, meritoriamente passata all’opposizione delle politiche economiche antipopolari di Monti) e farsi carico di misure quanto meno discutibili. In tutto questo, il Movimento 5 Stelle non aveva ancora avuto l’exploit che di lì a poco l’avrebbe reso protagonista della vita politica nazionale. Insomma, un disastro. Aggravato dalla (prevedibile) scelta di Monti, arrivate le elezioni per scelta di Berlusconi, di “salire” in politica, rompendo quell’idillico progetto di un PD vincitore delle elezioni e di un Monti probabile ministro delle finanze… Si chiama eterogenesi dei fini… L’Italia doveva essere traghettata fuori dalla crisi, e c’è rimasta tutta dentro. Il PD avrebbe dovuto governare in continuità con il governo Monti e ha perso le elezioni, non vincendole. Napolitano ha creduto e crede tuttora di essere il risolutore della crisi italiana, di fatto trasformando la Costituzione e dando al paese un profilo semipresidenziale sul modello francese. Non avrà molto tempo, data l’età, per pentirsi di questa tentazione demiurgica. Sia chiaro: probabilmente la sinistra avrebbe governato male, stante le sue contraddizioni di lunga data, ma il compito di Napolitano era sciogliere le Camere e far votare gli italiani. A mio avviso si tratta, anche per l’approvazione di leggi quanto meno discutibili, di uno dei peggiori Presidenti della Repubblica mai saliti al Quirinale.
2) Sul PD. Chi frequenta il mio profilo Facebook sa bene che non lesino sarcasmi al Partito Democratico. Mi sono speso durante la campagna elettorale per denunziare il piano inclinato su cui il Partito si era messo (l’alleanza con Monti, a prescindere). Inutile rimarcare la deriva ipermoderata di questo partito, nato male all’interno di un sistema bipolare, destinato a morire in un sistema tri- o quadripolare quale quello che sta nascendo nel transito fra Seconda e Terza Repubblica, alla cui travagliata gestazione stiamo assistendo. Ho trovato pura follia, in presenza della chiara, limpida possibilità di eleggere un’alta personalità al Quirinale (non solo Rodotà o Prodi ma tanti altri e altre) suicidarsi politicamente, implorando Napolitano di riaccettare l’incarico (novità assoluta nella storia italiana). Gli dei, ho scritto anch’io, accecano coloro che vogliono perdere. Il Partito è destinato ad esplodere perché ha troppe anime, troppo diverse. Quello che auspica Giancristiano è la nascita di un partito socialdemocratico, con a sinistra un partito che lui definisce “berlingueriano”, diciamo massimalista. Altrove scrissi di quanto sia strano che un uomo di destra (liberale) voglia enucleare le caratteristiche di una sinistra “sana”. E scrissi che ritengo impossibile per Giancristiano capire cosa significhi veramente essere “di sinistra”. La dimostrazione è nel bizantino invito che fa ai giovani del PD ad accettare la convivenza con Umberto Del Basso De Caro, abbandonando ogni velleità antiberlusconiana. Il punto è che di una sinistra così davvero non sappiamo cosa farcene… Come il governo Monti ha dimostrato e il governo Amato (o Letta, oggi sapremo) dimostrano, il sedicente centrosinistra può “sciogliersi” nel centrodestra se il pensiero che ne sorregge le scelte, soprattutto in campo economico, è unico.
3) L’appello lo rivolgo proprio ai giovani sanniti del PD, che oggi si riuniscono. Alcuni di loro sono stati miei alunni, altri li seguo con speranza. In questi giorni devono decidere se essere dei semplici portatori d’acqua per i potenti locali e nazionali, oramai complici del disastro morale, politico ed economico dell’Italia, o, al contrario, portare le loro energie sane altrove. In un altrove che è tutto da costruire… In Italia c’è bisogno di una sinistra vera, fedele alle proprie più nobili e utopiche radici ma capace anche di innovarsi nelle forme della rappresentanza. E questa sinistra dovrà avere la capacità di dialogare con il Movimento 5 Stelle che, in queste settimane, è stata l’unica speranza, per coerenza e “visionarietà”, di quanti continuano a credere che la politica non sia solo realistica gestione dell’esistente, burocratica amministrazione dello status quo, ma anche creativa e cooperativa capacità di rispondere alle urgenze drammatiche del tempo.
Condivido pienamente. Come al solito, l’analisi lucida di Nicola Sguera ha rispecchiato il pensiero che avrei esposto io in maniera raffazzonata.