I dati diffusi nelle scorse ore dall’Istat fotografano impietosamente la drammatica condizione occupazionale della provincia di Benevento dove lavorano tremila persone in meno rispetto al 2010. In particolare, nel 2010 gli occupati erano 87mila, nel 2011 erano già scesi a 85mila mentre nel 2012 il dato si è attestato attorno alle 84mila unità.
Guardando più in generale il dato regionale si nota, però, che nella vicina provincia di Avellino, tra il 2010 e il 2011 si è assistito alla perdita di 11mila unità impiegate mentre nell’ultimo anno c’è stata una consistente ripresa, con 5mila unità recuperate (da 134mila a 139mila). A Caserta addirittura in due anni si registra un incremento di 11mila unità (da 236mila a 247mila). Così come cresce anche la provincia di Salerno, che passa dai 335mila occupati del 2010 ai 348mila dello scorso anno. Peggio di Benevento solo la provincia di Napoli, che scende dai 780mila occupati del 2010 ai 767mila di fine dicembre 2012.
Una dato, insomma, assolutamente drammatico se si pensa che il tasso di occupazione della provincia di Benevento è sceso dal 50,5 per cento del 2004 al 44,4 per cento del 2012 e che, ovviamente, al calo degli occupati ha fatto da contraltare il conseguente aumento delle persone in cerca di lavoro, che sono diventate 14mila a fronte delle 11mila del 2010.
Il problema, a questo punto, è che molte di queste persone saranno costrette a lasciare il Sannio, anche alla luce dello stato comatoso in cui versa il sistema di collegamenti regionali che, di fatto, impedisce la mobilità verso le altre province campane dove pure si registra una timida ripresa dei livelli occupazionali.
Proprio ieri, infatti, l’assessore regionale ai Trasporti, Sergio Vetrella, nel corso di un incontro alla Rocca dei Rettori ha spiegato che i fondi annunciati in passato dalla giunta Bassolino per la ferrovia Benevento-Cancello in realtà non ci sono mai stati e che per la riprogrammazione imposta dall’ultimo Dpcm in materia di trasporto pubblico, la Regione si atterrà al criterio dei servizi minimi da garantire a tutti e non a quello della maggiore densità abitativa di una zona rispetto all’altra, che ovviamente penalizzerebbero il Sannio e le aree interne.
Subito dopo ha, però, aggiunto: “Conseguentemente, non sarà più possibile mettere a disposizione un treno da trecento posti per dieci persone, o un pullman da cinquanta persone per cinque cittadini”. Ergo: arrangiatevi perché i numeri sono numeri e voi non li avete.