di Beppe Giulietti
55mila grazie, ma forse sono già troppo pochi, quanti hanno già sottoscritto l’appello “A sostegno di Milena Gabanelli e della libertà di informare”, lanciato dal direttore di Articolo 21 Stefano Corradino e ripreso dal Fatto. Non si tratta tanto di sostenere un gruppo di cronisti che hanno fatto delle inchieste il loro tratto distintivo,quanto di solidarizzare con l’articolo 21 della Costituzione e di contrastare chi ogni volta in modo diverso, tenta di imbavagliare ed ostacolare il diritto di cronaca. Che altro significato può avere la richiesta di 25 milioni di euro di risarcimento avanzata dall’Eni?
A poco servono le stizzite precisazioni del tipo: “abbiamo querelato la Rai, non la giornalista”. Naturalmente, poi, eventualmente, la Rai dovrebbe in un secondo momento rivalersi comunque sulla Gabanelli.
Almeno ci siano risparmiate le ipocrisie!
In realtà questo tipo di richieste hanno oggettivamente l’obiettivo di dare un segnale al programma e contestualmente di dissuadere altri dal mettere il naso nei tanti misteri nazionali e, tra questi, quelli relativi all’Eni.
Non a caso questi atti giudiziari rientrano nel capitolo delle cosiddette “querele temerarie“, ma quando la richiesta arriva a 25 milioni di euro, sarà meglio chiamarle “querele impudenti e imprudenti” . Qualche tempo fa, tanto per fare un esempio, i legali del fratello dell’ex sottosegretario Cosentino, chiesero l’immediato sequestro e la soppressione di tutte le copie del libro inchiesta” Il Casalese” realizzato da un gruppo di coraggiosi cronisti.
Quella richiesta è stata archiviata dal giudice, ma il querelante non ha pagato dazio alcuno; magari come moderna pena del contrappasso, si poteva sequestrare il computer o almeno la penna con la quale era stata predisposta la richiesta… Invece nulla! Querela, querela, qualcosa resterà!
Al di là di ogni ironia è giunto il momento di riprendere, dentro e fuori il Parlamento, la campagna, a suo tempo lanciata da Roberto Morrione, il non dimenticato direttore di RaiNews, affinché siano cambiati i codici ed introdotto il reato di stalking contro il diritto di cronaca.
Chi si sente diffamato ha tutto il diritto di difendersi, di reclamare rettifiche e repliche, di pretendere il ripristino di una dignità eventualmente lesa o calpestata, ma chi usa in modo spregiudicato le “querele temerarie”, in caso di sconfitta processuale, deve essere condannato a pagare per aver “molestato” l’articolo 21 della Costituzione e cercato di dimezzare il diritto dei cittadini ad essere informati.
Nell’attesa chiunque abbia a cuore la libertà di informazione vorrà firmare la petizione su Change.org Almeno su questo, e magari anche sul conflitto di interessi, si potrà registrare un convergenza tra quante e quanti, anche in Parlamento, dicono di aver orrore per ogni forma di bavaglio?
(tratto dal blog de il Fatto Quotidiano)