Con l’ingresso di due professori in altrettanti posti chiave della vita amministrativa, la giunta Pepe è destinata a diventare un’altra cosa. L’architetto Mario Coletta e l’economista Francesco Saverio Coppola, se le notizie saranno confermate, diventeranno rispettivamente assessore all’Urbanistica e assessore al Bilancio. Due importanti novità – la terza, anche questa da confermare, è l’approdo di Raffaele Del Vecchio ai Lavori pubblici, dove si spera non voglia costruire nessun presepe – due importanti novità che sono qualcosa di più di quel che appaiono. I due professori hanno i loro curriculum da far valere e si spera che il loro apporto alla macchina amministrativa di Palazzo Mosti possa essere significativo perché di buona organizzazione e buoni risultati c’è molto bisogno. Ma la novità dei due professori non consiste tanto in questo auspicio amministrativo, che appare del tutto scontato anche se poi alla fine si rivelerà la cosa più ardua perché non basta un titolo per fare primavera, quanto nella dichiarazione di fallimento della giunta Pepe da parte dello stesso Pepe. In sostanza, il sindaco con la nomina dei due “tecnici” certifica nero su bianco i pessimi risultati della sua politica. Nel tentativo di rilanciare se stesso o almeno la sua amministrazione, Pepe boccia Pepe.
Sia nel settore urbanistico sia nel campo finanziario l’amministrazione Pepe I e II consegna ai tecnici una eredità negativa. Nonostante il sindaco meni vanto dell’approvazione del Puc e abbia presentato alla città l’idea di costruire molte case popolari come una gran conquista civile ed economica, è noto anche alle pietre delle stesse eventuali abitazioni che sia le scelte normative sia il piano di investimento è molto lontano se non addirittura opposto agli interessi di Benevento. Stessa storia per i conti comunali in profondo rosso: il sindaco ha tirato in ballo le amministrazioni precedenti, risalendo fino ad Antonio Pietrantonio e Adamo ed Eva ma è un fatto storico incontrovertibile che proprio Pepe sia ben oltre il secondo mandato amministrativo e che il buco nero nelle casse di Palazzo Mosti sia venuto fuori nel corso della sua storia amministrativa. Per usare un’espressione molto cara allo stesso Pepe, si può dire che si tratta di dati certi. Ora su questi dati certi si va ad aggiungere un altro dato certo: la nomina dei tecnici.
Con il ricorso ai tecnici, Pepe e il centrosinistra cercano di rifarsi una verginità. E’ un’operazione impossibile. Infatti, le due cose – tecnici e verginità o nuova legittimazione di governo – non stanno insieme e, anzi, sono l’una il contrario dell’altra: se ci sono i tecnici non c’è più legittimazione, se c’è legittimazione non ci sono i tecnici. La giunta Pepe non è più una giunta politica ma, per dirla con un linguaggio in voga, è uno zombie o se volete un fantasma. E’ stato lo stesso Pepe a consumare il trapasso quando ha scelto consapevolmente di non dimettersi e di non ritornare nuovamente dagli elettori – solo il giudizio dei beneventani può dare nuova legittimità di governo – preferendo la via del rimpasto e della riverniciatura di giunta. La giunta Pepe, dunque, esiste solo di nome ma di fatto c’è la giunta dei professori. La giunta Pepe è già roba del passato. Anche se è un passato che non si decide a passare.