Caro Giancristiano, ho letto le tue riflessioni sul presunto “giustizialismo” del Partito Democratico e, perdonami, ne ho sorriso… Poiché sei una persona di assoluta lucidità, mi chiedo come sia possibile, sulla base di esternazioni fatte in un momento di emergenza (Migliavacca), e non invece attraverso una serio vaglio del ventennio alle spalle, attribuire all’attuale Partito Democratico, prima DS, questa vena giustizialista. Anzi, proprio la presenza in Parlamento di Umberto Del Basso De Caro mostra l’insostenibilità della tua tesi. Più in generale, la sinistra moderata italiana è stata il puntello del potere berlusconiano, non mettendo mai in discussione ciò che invece, ab initio, andava criticato senza mai abbassare la guardia: il suo diritto a fare politica. Prima di tutto per la palese violazione dell’art 10 della legge 30 marzo 1957, n. 361 (meritoriamente riportata al centro dell’attenzione da Micromega). Più in generale, quest’uomo ha disonorato l’Italia, facendo della politica lo strumento per garantirsi un salvacondotto rispetto a gravissime vicende. Ne vorrei ricordare una sola, che viene sistematicamente rimossa, e risale a molti anni prima la sua scellerata “discesa in politica” (stigmatizzata, se non erro, da uno dei tuoi maestri: Indro Montanelli, che fu cacciato per il suo rifiuto alla complicità dal «Giornale»). La vicenda Mondadori. Caso kafkiano di condanna dell’intermediario della corruzione (l’avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, poi ministro della Difesa del primo governo Berlusconi), dei corrotti (il giudice Metta) ma non del corruttore (Berlusconi), grazie alle leggi approvate nella sua veste politica. E questo è stato il gioco del ventennio alle nostre spalle: utilizzare la politica per proteggere i propri interessi economici, l’impero a sua volta creato grazie al supporto politico di quel partito socialista craxiano, di cui l’attuale parlamentare del PD, Umberto Del Basso De Caro, era plenipotenziario beneventano. Anche qui un po’ di memoria storica: i “decreti Berlusconi” del 1984-1985.
L’attività politica di Berlusconi è stata per diversi anni dedicata a “immunizzarsi” dalle doverose inchieste giudiziarie che, come un’ombra funesta, provenivano dal suo passato di imprenditore dall’oscura origine e divenuto potentissimo nel suo legame non disinteressato con la politica allora egemone. Nel mentre egli si rendeva responsabile di nuove violazioni. Anche qui basterebbe una delle ultime, la più grave forse, per illuminare l’uomo e il suo modus agendi: la corruzione, confessata dallo stesso corrotto, del senatore Sergio De Gregorio, passato per tre milioni di euro dall’Idv al centrodestra per far cadere il governo Prodi.
Mi stupisce che una persona come te, che si appella alla grande tradizione europea, sia così accondiscendente nei confronti di tante nefandezze. Nei paesi europei come l’Inghilterra o la Germania basta il capitolo di una tesi copiata per far dimettere un ministro…
Per fortuna la tempesta perfetta delle elezioni, con quel cuneo grillino nel Parlamento italiano, sprone ad un cavallo pigro come il PD, ci tutela dai rischi dell’ennesimo “inciucio” a difesa del Caimano.
Io non sono giustizialista. Ma credo nella giustizia, per quanto imperfetta.
Per me il berlusconismo è stato un cancro: politico, etico, estetico, spirituale. Per vent’anni il paese è vissuto nell’incantesimo più tetro, facendo dell’Italia una “post-democrazia incompiuta” (per fortuna!), malgrado le ambizioni di Berlusconi, malgrado l’enorme potere corruttivo del denaro. Ogni ambito della vita del nostro paese, dove vigeva la sola “libertà dei servi”, è stato corrotto da quest’uomo. Con deprimenti risultati sul piano economico e sociale, in primis. Ma anche la corruzione estetica e morale sono state dilaganti: penso a icone del berlusconismo come Lele Mora, e la sua corte dei miracoli. In prigione anche lui. Rivediti Videocracy di Erik Gandini per capire quanto egemone fosse quella estetica trash, quando ha contribuito a plasmare l’immaginario degli italiani. E ripensa ad Arcore trasformata in un serraglio, con il Presidente del Consiglio esposto al ricatto di giovani e fameliche “lupe”. Quale esempio per i giovani del nostro paese, quale messaggio implicito in questa condotta? La dissociazione radicale fra moralità e politica è uno dei tanti lasciti avvelenati di questo ventennio…
L’incantesimo si è spezzato. Sotto il peso delle contraddizioni interne a questo progetto egemonico, sotto il peso della crisi che ha investito l’Europa, sotto il peso, per fortuna, delle inchieste giudiziarie. Il momento è drammatico, hai ragione. Ma se nei prossimi mesi il ventennale equivoco di cui siamo stati tutti ostaggio dovesse concludersi come deve, potremmo affrontare le insidie della tempesta con una zavorra in meno.
Attendendo la primavera, che tarda ad arrivare, ti saluto.