Umberto Del Basso De Caro ieri avrà senz’altro contribuito con il suo voto all’elezione di Laura Boldrini alla presidenza della Camera. La neo presidente leggendo il suo compitino di insediamento ha citato la Costituzione – “la più bella del mondo”, secondo un’abusata espressione retorica – e ha ricordato a tutti, eletti ed elettori, l’importanza del riconoscimento dei diritti umani. Si spera – ma devo riconoscere che, pur se ultima a morire, la speranza è molto tenue – che la presidente Boldrini voglia riconoscere tra i diritti anche quello fondamentale di poter svolgere l’azione politica, soprattutto di opposizione, senza per questo correre il serio rischio di finire in galera. E’ questo un tema molto caro al deputato beneventano, non solo per formazione politica e per la professione forense, ma anche e soprattutto per la sua biografia: toccò proprio a lui, nella sua precedente elezione al Parlamento, nella stagione tempestosa di Tangentopoli, difendere in un discorso alla Camera il leader socialista Bettino Craxi. Una storia politica e giudiziaria che non è ancora finita e in questi giorni con l’arresto dell’ex deputato del Pdl Nicola Cosentino, che si è consegnato al carcere di Secondigliano, e con alcune disgraziate dichiarazioni di un importante esponente del Pd come Maurizio Migliavacca su un futuro arresto di Silvio Berlusconi, ha raggiunto nuovamente un drammatico livello di guardia. Il Pd, purtroppo, sta esprimendo una incultura giustizialista dalla manette facili che mal si addice non solo alla cultura dei diritti umani ma anche a una forza politica investita del ruolo istituzionale del governo. Umberto Del Basso De Caro, che non solo è deputato del Pd ma anche dirigente di rilievo, condivide la linea giustizialista del partito?
Il filosofo Biagio De Giovanni l’altro giorno in un suo intervento sul Corriere del Mezzogiorno ha detto a chiare lettere di non riconoscere più nel Pd “nulla che lo leghi a una storia travagliata e drammatica, ma pur sempre nobile, e per il quale in molti abbiamo speso anni di militanza e di lavoro”. De Giovanni – va le pena ricordarlo – è stato deputato del Pci e il suo riferimento alla “storia travagliata e drammatica, ma pur sempre nobile” è proprio alla storia dei comunisti. Le sue parole, dunque, non sono per nulla sospettabili di intesa con il nemico, insomma, il filosofo non è berlusconiano né un difensore delle ragioni e dei torti di Berlusconi. Cosa difende allora Biagio De Giovanni? Un diritto che riguarda ognuno di noi e tocca la nostra stessa libertà d’espressione e di azione: poter esercitare in piena libertà la lotta politica, soprattutto quando la lotta è in conflitto e incompatibile con chi detiene il potere o con chi – come nel caso di un accordo tra Pd e il movimento di Grillo e Casaleggio – si appresta ad esercitarlo e lo vuole fortemente esercitare, come è nel caso del Pd di Bersani. Purtroppo, quando, come nella vicenda di Cosentino, si va in galera prima e non dopo il processo – con un uso a dir poco disinvolto dell’istituto della custodia cautelare – e quando chi si appresta a formare un governo rilascia dichiarazioni, non smentite né criticate da nessuno, in cui si prefigura l’arresto di quello che sarebbe il leader dell’opposizione, il principale diritto umano – la libertà politica – è di fatto carta straccia. Nonostante la Costituzione “più bella del mondo”.
Io spero di sbagliare. Ma l’ora presente è di per sé drammatica. Lo stesso risultato politico delle elezioni è il frutto del fallimento delle due principali forze della Seconda repubblica. Nel momento più drammatico queste forze, il Pdl e il Pd, non sembrano in grado di trovare un’intesa che non sia il ritorno al voto. Siamo al punto da considerare questa soluzione non il peggiore dei mali. Invece, il pensiero di formare un governo sinistro sorretto dal giustizialismo della sinistra e dei grillini è uno scenario fosco. La differenza tra il Pd e il Pdl, che per Grillo e Casaleggio pari sono, è di soli 140mila voti. Berlusconi ha fallito, esattamente come ha fallito la sinistra con tutti i suoi eroi. Ma l’idea di estrometterlo dalla vita politica per via giudiziaria è pessima e ingiusta: una sciagura per la storia nazionale. Proprio come è stata una sciagura la “latitanza” o l’ “esilio” di Craxi, quindi la sua morte in terra straniera e la sua sepoltura dall’altra parte del Mediterraneo. Chissà cosa ne pensa il suo difensore di un tempo, il socialista Umberto Del Basso De Caro.
Ma che ragionamento è mai questo ? Come a dire, “rimettiamo in libertà i ladri altrimenti le forze dell’ordine non avranno più un compito da svolgere…”. Lei stravolge completamente il significato della parola “giustizialismo” : secondo lei sono giustizialisti tutti quelli che si battono per il trionfo della Giustizia, ad ogni costo. Se Berlusconi và in galera, si avrà un minore distacco tra paese reale e paese legale e ne guadagneremmo tutti, politica compresa !