(Il Vaglio) – L’uscita di un nuovo lavoro dei Sancto Ianne è sempre un evento, se arriva a distanza di sei anni dal precedente CD – “Mo siente” pubblicato alla fine del 2006-, è un momento ancor più atteso. L’arrivo di “Trase”, per di più, era stato preparato da diversi mesi con l’uscita su Youtube del video di Valerio Vestoso sul brano “Guardame sienteme”. L’attesa non è stata vana, in quanto “Trase” è un lavoro estremamente fecondo, in cui fluisce copiosa linfa vitale.
Non sono certamente stati sei anni in cui la band ha taciuto, anzi. Diverse delle quattordici tracce che compongono il CD, che verrà presentato a Benevento venerdì 15 febbraio alle ore 17,30 presso il Mulino Pacifico, ripercorrono proprio momenti del percorso più recente della grande famiglia Sancto Ianne.
Nei suoi 59 minuti “Trase”, il quarto lavoro della formazione sannita, uscito come i due precedenti per la storica etichetta piemontese FolkClub Ethnosuoni, sposta il sound della band sempre più nettamente sul versante del folk d’autore, con composizione di testi in dialetto e musiche originali ispirate in buona parte agli stilemi della musica popolare del Sud d’Italia. Gli strumenti musicali sono principalmente quelli della tradizione: chitarra battente, mandolino, mandoloncello, tammorra, tamburello, fisarmonica, e si intrecciano con quelli extra-popolari ottenendo un sapore fortemente contemporaneo. Gli arrangiamenti sono molto gradevoli, energici e anche piuttosto diversificati: alcuni strizzano l’occhio alla musica leggera, altri richiamano il mondo arabo, in altri, ancora, risuonano sferzanti i nostri ritmi meridionali.
L’insieme è di suggestivo impatto e di grande ricchezza timbrica: la voce ispirata ed espressiva di Gianni Principe conduce l’ascoltatore tra i testi poetici ed impegnati di Ciro Maria Schettino; il violino di Raffaele Tiseo fluttua incisivo ed eloquente, il basso di Max Amoriello e le percussioni di Alfonso Coviello intessono un corposo tappeto sonoro e dialogano con la voce; la chitarra e gli strumenti a plettro suonati da Schettino assolvono un ruolo centrale mentre le melodie della fisarmonica di Sergio Napolitano si amalgamano morbidamente con quelle degli altri strumenti. Gli interventi al pianoforte, sempre di Napolitano, sono toccanti e sottolineano passaggi musicali strategici.
I poli intorno ai quali si coagula questo CD sono molteplici: intanto ci sono i quattro brani composti per il lavoro teatrale “Valani” di Michelangelo Fetto, finalmente portati in sala d’incisione. Lo spettacolo, più volte rappresentato dalla compagnia teatrale Solot con il fondamentale apporto musicale dei Sancto Ianne, racconta una storia di sfruttamento dei minori, di fame e di disperazione che aveva inizio proprio davanti al Duomo di Benevento negli anni Cinquanta. Accanto a questi quattro, brani intimisti, esistenziali, riflessivi (“Trase”, “Chi more e chi campa”, “O tiempo quanno passa”) risuonano insieme a pezzi impegnati su lavoro e ambiente (“Guardame sienteme”, “‘A ballata dell’emergenza”, “Acqua ferma”). Un discorso a parte merita “O Segnor per cortesia”, musica dei Sancto Ianne sul potente testo di una lauda di Jacopone da Todi, eseguito a Pietrelcina nel 2009 in occasione dello spettacolo diretto da Michelangelo Fetto “Madre natura madre Madonna”; in esso, in nome di una religiosità che passa anche per la mortificazione del corpo, il protagonista richiama su di sé tutti i mali che potrebbero affliggerlo. La musica in questo caso sembra arrivare direttamente dal periodo medievale anche grazie alle sonorità della ribeca e della bombarda, strumenti musicali nati in quell’epoca. Dedicati alla città di Benevento sono “A zucculara” –forse il brano meno convincente-, ispirato al fantasma femminile che appare e scompare nel centro storico con rumore di zoccoli, e lo strumentale composto da Raffaele Tiseo, “Judeca”, in ricordo dell’antica presenza di una comunità ebraica.
In “Trase” sono presenti alcuni ospiti autorevoli. L’attore Silvio Orlando legge il testo di “Valani” come una poesia, mentre Maria Moramarco, cantante e ricercatrice del gruppo delle Murge Uaragniaun, dà forza alla disperata invocazione «Figli senza a faccia pe chi vo sulo doje braccia/ Figli pelle e chianto nisciuno ve fa sante maje/Figli e poca storia stipata int’a memoria/Figli malaciorta e chi pensa “A ciorta se po’ accattà”». Tonino Intorcia, attore della Compagnia Stabile Solot, in “Si vo’ Dio” recita passaggi significativi del lavoro teatrale “Valani”, il giovane Shark Emcee interviene con il suo rap nella ritmata “Guardame sienteme”, mentre la zampogna di Nico Berardi rende ancor più struggente “Chi more e chi campa”. Antonio Pasquariello, una vecchia conoscenza, suona la chitarra elettrica in “Trase”, Giovanni Francesca, chitarrista di estrazione jazz, interviene in “‘A forma ell’acqua” ed il flauto traverso di Carlo De Matola si fa apprezzare in diversi brani.
Accanto ai toccanti, dolenti brani dello spettacolo “Valani”, “Trase” propone l’ascolto di pezzi più lievi, alcuni fortemente impegnati, altri commoventi, poetici, autobiografici, meno facilmente ascrivibili a generi musicali precostituiti. Tra questi si segnala “Chi more e chi campa”, metafora esistenziale che si sviluppa in un vibrante discorso tra la voce e gli strumenti, con l’intervento toccante del pianoforte a rincorrere le voci infantili in una filastrocca, e la conclusione in un vibrante assolo della zampogna. Chiude il CD “‘O tiempo quanno passa” dal breve testo – quasi un haiku– con uno scarno, suggestivo arrangiamento per voce, chitarra e armonica a bocca.
Negli anni i Sancto Ianne ci hanno abituato, anche attraverso i loro live, a saper spaziare senza mai venir meno a se stessi. In “Trase”, accanto ai temi di denuncia e impegno sociale efficacemente cantati in precedenti lavori, approfondiscono l’introspezione e continuano brillantemente il loro originale percorso su strade già battute e su sentieri meno frequentati. In compagnia di nuovi e vecchi compagni con i quali condividono tratti di strada, schiudono la porta ad inedite angolazioni e coinvolgenti panorami interiori.
Carla Visca