Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio sono importanti e particolari. Per Caserta ancor di più. Per la prima volta, da molti anni, Nicola Cosentino non è candidato. Il “capo degli impresentabili” – come lui stesso si è definito con ironia verso sé e sarcasmo verso i giornalisti – che ha sostituito il sistema di potere di Bassolino e della sinistra con il sistema di impotenza di Caldoro e della destra, non partecipa alla partita elettorale. Siede in tribuna. E’ una grande novità. Tuttavia, è una novità che crea più problemi di quanti non ne risolva.
Sappiamo, grosso modo, come sono andate le cose. L’esclusione di Cosentino dalla lista Pdl è avvenuta all’ultimo minuto. Quindi c’è stato l’epilogo tragicomico. Il racconto della fuga di Cosentino e l’inseguimento di Verdini e Nitto Palma ha distolto l’attenzione dal cuore della vicenda: chi ha preso il posto di Cosentino?
Un politico esce di scena per due motivi: o perché la sua funzione si è esaurita o perché è sconfitto sul campo da chi ne prenderà il posto. Ma l’uscita di scena di Cosentino non è avvenuta né nel primo modo né nel secondo. Cosentino non è stato sconfitto ma è stato escluso. E’ stato rimosso e rimuovere significa spostare altrove. Ma, come spiega la psicanalisi, la rimozione non è la soluzione del trauma: piuttosto, è il suo trasloco in un altro luogo. Il trauma, sia pure addormentato nell’inconscio, continua a esistere. Così è per Cosentino: è stato escluso e spostato altrove. Dove? In una sorta di inconscio del Pdl che finge di credere di non avere più rapporti con Cosentino. Ma Cosentino c’è. C’è, anche se non si vede. C’è, anche se non si sente. Esattamente come l’inconscio che nella sua latente esistenza è in grado di influire sulla vita cosciente. La prova è data dal fatto che nessuno lo ha sostituito perché nessuno è in grado di farlo. Si potrebbe sostenere che a sostituire Cosentino sia stato il Pdl. Ma il Pdl non esiste e se anche – a Caserta – esistesse, non sarebbe indipendente da Cosentino. Il Pdl vorrebbe emanciparsi da Cosentino, ma di fatto non ne è capace e ne rimane dipendente, esattamente come l’Io di Freud è messo in mezzo tra la forza e le voglie dell’inconscio e l’astratta morale del Super-io. Non a caso, nonostante Cosentino non sia in lista, i candidati – che si sentono quasi orfani – fanno riferimento a lui come a un padre.
Non c’è un sostituto di Cosentino perché certe cose non si creano artificialmente, come i polli di policoltura, ma devono avere la forza, il sudore e il sangue dell’autenticità. Il presidente Caldoro e Mara Carfagna sono senz’altro avversari, anche nemici, di Cosentino ma solo facendo le capriole si può sostenere che ne abbiano preso il posto. Pur volendo, non sarebbero in grado. La loro ambizione è quella di trasformare il Pdl in qualcosa di diverso e con il Pdl vorrebbero cambiare la natura stessa del suo consenso a Napoli, Caserta e nella Campania intera. Cosa facile a dirsi e difficile a farsi perché il voto campano – tanto a destra quanto a sinistra – è in massima parte clientelare e solo una irrisoria minoranza riguarda il voto d’opinione. Ma se il risultato elettorale dovesse dar loro ragione, allora, sarebbero pronti a spiegare che il voto clientelare di ieri è diventato il voto libero di oggi. Ma il risultato elettorale oscilla tra il sogno e l’incubo.
(tratto da Il Casertano)