C’è oggi una forza politica o una coalizione di forze politiche in grado di governare e riformare l’Italia per renderla nuovamente un paese in crescita per i prossimi venti anni? È questa la domanda alla quale bisogna rispondere in questa campagna elettorale. Purtroppo, da una parte il Pdl e dall’altra il Pd fingono – fingono – di avere in mano non solo le ricette giuste per riformare ma anche la forza necessaria per governare. Non è vero. Lo sanno tutti, nell’ordine: gli italiani, gli elettori di appartenenza, gli indecisi e gli stessi candidati, Berlusconi e Bersani compresi. Le loro stesse coalizioni sono la riedizione peggiorata delle coalizioni del passato: a destra c’è una Lega dimezzata e arrabbiata che ha riscoperto propositi secessionisti, a sinistra c’è una Cgil già pronta a far valere i suoi veti su tutti i voti immaginabili. Con queste barche si va solo a sbattere chiunque ci sia al timone. Sono barchette in mezzo a un mare in tempesta che solo grandi sforzi riuscirebbero a stare a galla. Ma il compito del governo, soprattutto del prossimo governo, non è galleggiare ma governare per non far naufragare l’Italia.
Ancora una volta è toccato a Mario Monti parlare il linguaggio della verità: «Serve una grande coalizione». Proprio così: se si vuole tagliare la spesa, abbassare la tasse, cambiare burocrazia e lavoro non c’è altra strada da seguire che quella del governo di responsabilità nazionale sorretto da una maggioranza vasta, strana o non strana che possa essere. La validità di questa prospettiva è data da due elementi: la situazione reale del paese e l’impossibilità per un governo di destra o di sinistra o di centro di governare con l’altra metà del paese in piazza a organizzare la protesta su ogni provvedimento. È uno sforzo di grande responsabilità che i partiti sono chiamati a fare e la responsabilità nasce dalla sincerità soprattutto verso se stessi. È bene chiarirsi le idee oggi perché domani sarebbe già troppo tardi.
Oggi il Pd nutre una grande illusione: portare a casa tutta la torta con una vittoria elettorale o, tutt’al più, vincere alla Camera e dopo il voto convincersi d’aver vinto anche al Senato. Il Pdl concentra le sue chance su Palazzo Madama nell’intenzione di non far vincere l’avversario per poi fare i conti il 26 febbraio. La “grande coalizione”, dunque, a cui ha fatto riferimento ieri Monti, emerge dalla situazione reale. E non è un caso: questo significa che nessuna forza politica ha di per sé l’autonomia politica e la capacità ideale di controllare tutta la situazione reale. Al contrario: è proprio la realtà che si presenta troppo complessa per essere governata da un solo soggetto politico. Posto l’obiettivo – la ripresa dell’Italia reale -, nessuna coalizione non solo è in grado di raggiungerlo, ma neanche di sfiorarlo. Pur rappresentando una parte politica precisa, Monti ha posto l’esigenza di unire i riformatori al di là delle appartenenze partitiche. È su questo terreno che la politica deve dimostrare la sua nobiltà.
Crescita di che cosa? Del consumismo, che a sua volta fa aumentare il PIl, ma fa crescere anche l’immondizia e l’inquinamento. Crescita del consumo del territorio? Con relativo scempio delle nostre bellezze naturali. Crescita delle speculazioni, dei titoli tossici e delle varie bolle economico-finanziarie? Ma lo sai, caro Giancristiano, che il FMI, fonte al di sopra di ogni sospetto, ha stimato a livello mondiale la finanza priva di valore in 10 volte il PIL mondiale? E’ questa crescita che ci porterà al suicidio.
Mario Fragnito