“Mi ha afferrato per la maglia nell’atrio del palazzo dove abito, bloccandomi. Mi ha poi sferrato un pugno in faccia e minacciato di morte perchè l’avevo denunciato e fatto arrestare. Anche la sorella, che mi teneva per i capelli, m’ha detto che sono un’infame”.
A raccontare la terribile storia alla polizia lo scorso mese di maggio fu una donna di 39 anni, costretta a recarsi al pronto soccorso di un ospedale cittadino per i tagli infertegli dall’uomo su braccia, seno, addome e schiena. Addirittura – spiegò ai poliziotti – l’uomo avrebbe tentato prima di tagliarle la gola e poi di violentarla, spalleggiato dai complici.
Tre persone furono subito arrestate dalla polizia, a cui non fu difficile l’individuazione visti i precedenti.
Ora, a distanza di quasi un anno, il giudice per le indagini preliminari che si occupa del caso ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dal legale dei tre indagati che, a dire il vero, hanno sempre sostenuto che la donna avesse inventato tutto per vendicarsi di precedenti diverbi.
La donna, nel frattempo, ha infatti ritrattato la precedente denuncia. Resta, comunque, il dubbio: ha ritrattato perché si era davvero inventato tutto, infliggendosi persino vistosi tagli sul corpo? Oppure, più verosimilmente, ha ceduto alla paura? A sciogliere il dubbio ci penseranno i magistrati al termine del processo.
Nel frattempo, a Benevento la vita scorre tranquilla. Sì, perché si tratta di un episodio accaduto nella nostra sonnolenta città e non nella lontana Napoli delle fiction televisive.