Il “caso Cosentino” si presta a varie letture ma ce n’è una più importante di tutte. Fino a oggi Silvio Berlusconi non si era mai piegato ai giudici e aigiustizialisti e il suo partito aveva sempre issato la bandiera delle garanzie e della libertà. Fino ad oggi, appunto. Perché con la sofferta e rocambolesca esclusione di Cosentino – Nick ‘o mericano – dalla lista dei candidati, le cose cambiano. Ieri, a Napoli, in una affollatissima e attesa conferenza stampa, proprio Nicola Cosentino ha preso in prestito l’altrui vocabolario e, vista la ressa di fotografi e giornalisti, ha detto: «Ma tutte ‘ste foto per un impresentabile?»: «Il capo degli impresentabili». Lo stesso ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore del Pdl in Campania ha ricordato che la ragione politica del partito berlusconiano in cui ha sempre militato è stato il garantismo ma oggi per lui, che ha capovolto dopo anni la situazione politica elettorale in Campania, le garanzie non funzionano più mentre funzionano al meglio ancora, ad esempio, per Denis Verdini, che l’altro giorno lo inseguiva per avere le liste dei candidati, e naturalmente sono valide per lo stesso fondatore del partito.
La giornata tragicomica della fuga e delle liste introvabili ha la sua spiegazione prima di tutto nell’incredulità di Cosentino al quale veniva chiesto un «atto di generosità» accantonando il principio delle garanzie mentre per altri la presunzione di innocenza è considerata ancora un principio di civiltà giuridica da difendere. Ecco perché Cosentino ieri poteva dire «accetto la scelta del partito ma non la condivido». Eppure, non è detto tutto.
Infatti, anche se Berlusconi ha voluto tirare in ballo i magistrati dicendo che la colpa delle esclusioni è dei pubblici ministeri, in realtà il criterio che ha determinato la scelta è stato un altro. Quale? Beh, l’unico principio che nel partito del Cavaliere sia al di sopra del garantismo e della stessa libertà: i sondaggi. Il capo degli impresentabili è stato presentabile fino a quando l’impresa valeva la spesa ma quando il vantaggio si è trasformato in uno svantaggio ecco che la presentabilità è diventata impresentabile non solo per gli avversari di Berlusconi ma per lo stesso Berlusconi. Qui i magistrati c’entrano poco. La scelta è tutta di Berlusconi. Anzi, nella logica garantista di Berlusconi l’esclusione di Cosentino è una palese contraddizione: per il Pdl berlusconiano l’unico veramente candidabile doveva essere proprio Cosentino perché ritenuto un perseguitato da difendere. Si dà il caso, però, che il garantismo del Cavaliere finisca lì dove iniziano i sondaggi. La legge dei sondaggi è più importante di qualunque altra legge e nessuna battaglia è degna di essere fatta se i sondaggi dicono che non porta consensi.
(tratto da Liberal)