Mentre lo slogan del Pd, rappresentato dalla faccia paciosa di Bersani, è “L’Italia giusta” a Benevento va in onda a Palazzo Mosti il film giudiziario “Mani sulla città”. Non so se il nome scelto dalla Procura, guidata dal professionale e accorto Giuseppe Maddalena, sia stato volutamente ispirato alla famosa pellicola di Francesco Rosi (e Raffaele La Capria) che con un forte e caratterizzante impegno civile denunciava la corruzione della vita democratica italiana con annessa speculazione edilizia; certo è, però, che il titolo è quello e se la Benevento del 2000 è paragonabile alla Napoli a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta lo diranno i magistrati. La politica, però, ha già fatto ampiamente la sua parte e per Benevento quello slogan – come tanti altri certo, ma quello è del Pd e il Pd qui governa a destra e a manca da tempo immemore – suona come una presa in giro. Per averne la prova provate a trasformarlo così: togliete la faccia di Bersani, mettete quella di Pepe o di Umberto (per stare ai candidati) e aggiungete lo slogan “La Benevento giusta”. Che ve ne pare?
La realtà ha per suo statuto ontologico – oddio, parola un po’ complicata, ma vuol dire solo per suo statuto realissimo – quello di dare fastidio. La realtà di Benevento effettivamente dà un bel po’ di fastidio proprio al Pd, che in Italia si presenta come il partito che finalmente andrà al governo con il consenso popolare ed entrando dal portone d’ingresso di Palazzo Chigi e non dalla porta di servizio di Montecitorio, ma a Benevento è il protagonista assoluto di “Mani sulla città”. Tra la politica e la realtà c’è un contrasto troppo tridente che è reso addirittura grottesco dall’assordante silenzio proprio del Pd che come strategia difensiva ha scelto né la migliore né la peggiore bensì quella più insolente e insolvente: il muro di gomma. La linea adottata dopo i primi provvedimenti è stata quella della classica fiducia nella magistratura e della certezza dell’immediato chiarimento. Ma da quel momento e dopo incontri tra magistrati e parti c’è stato un ulteriore aggravamento della situazione con dimissioni e sequestri di beni, mentre il sindaco è passato dall’obbligo di dimora all’obbligo di firma. Tuttavia, questi aspetti giudiziari potrebbero essere messi tra parentesi se la politica, ossia il Pd, assumesse una posizione chiara e consapevole invece di fare orecchie da mercante. La situazione, purtroppo, è tragica ma non è seria. Lo dimostra anche l’assenza dei vertici del partito che da Roma in giù evitano scientificamente il “caso Benevento” in cui l’Italia giusta diventa l’Italia ingiusta.
Tuttavia, il problema concreto e grave della vicenda non è giudiziario ma politico. Infatti, perché il Pd fa il muro di gomma invece di prendere il toro per le corna? Semplice, perché il toro lo incornerebbe. Fuor di metafora: se il Pd a Benevento avesse amministrato bene e governato meglio ora non avrebbe problemi ad affrontare la questione giudiziaria per quello che è e forte dei suoi ottimi risultati potrebbe tranquillamente parlare alla città e dire che il Pd sulla città non ha messo le mani ma il buongoverno e così parlando ai beneventani il sindaco potrebbe rimettere il mandato per farsene dare uno nuovo dal suffragio universale per rimettersi in sella più forte e legittimato di prima. Il Pd, con i suoi candidati, potrebbe essere al suo fianco per dargli manforte e sposare la sua causa per dire che la Benevento da bere non se la son bevuta ma è migliorata e che ora tocca migliorare l’Italia. Invece, questo è un film inguardabile perché inesistente. Le mani del Pd sulla città sono state politicamente un disastro. Paradossalmente, il Pd si candida a governare l’Italia e a rimetterla in sesto nei conti, mentre a Benevento proprio il Pd ha amministrato un comune che è ora sull’orlo del baratro come lo era l’Italia in gran tempesta e senza nocchiero nell’autunno del 2011. Non si sa se è Benevento che smentisce lo slogan bersaniano o è lo slogan che smentisce Bersani. Voi che dite?