Facciamo un patto: nessun accordo segreto ma solo intese in chiaro perché, come dice il più comune dei proverbi, patti chiari amicizia lunga. La forza di Monti è proprio la chiarezza della politica fatta di realtà, verità e riforme: tre elementi fondamentali per ogni governo che non a caso hanno fatto difetto ai governi fallimentari della Seconda repubblica. Dunque, quanto ha scritto laRepubblica filo-bersaniana, ossia la stipula di un patto segreto tra Monti e Bersani per la non belligeranza in campagna elettorale e l’intesa automatica dopo le elezioni, non solo è falso sotto il profilo cronachistico ma è perfino contraddittorio sotto l’aspetto politico e della comune intelligenza. Vi sono almeno tre evidenti motivi che rendono assurdo il “patto repubblicano” – chiamiamolo così in omaggio a Scalfari – che se fosse vero avrebbe come unico effetto il depotenziamento di Monti (e quindi dalla sponda di sinistra si capisce perché l’idea piace ed è accarezzata).
Il primo motivo è quello anti-tribale: l’esistenza del patto ricondurre immediatamente Monti e la politica dei riformatori del governo dei responsabili alla logica dell’appartenenza del bipolarismo. Cosa che non solo non conviene a Monti, ma che Monti rifiuta con cognizione di causa. La politica responsabile fa un percorso inverso in cui il tribalismo del bipolarismo bellicoso che divide gli italiani in guelfi e ghibellini è smontato alla radice.
Il secondo motivo è la fine tanto del berlusconismo quanto dell’antiberlusconismo: Monti si oppone tanto alla destra quanto alla sinistra, tanto a Berlusconi quanto a Bersani e la sua opposizione non è personalistica e ideologica ma critica, ragionata e ragionevole. L’arma segreta del patto riporterebbe Monti (e il montismo) alla logica della contrapposizione facendolo diventare un antiberlusconiano lo trasformerebbe di fatto e di principio nella principale fonte di alimentazione del berlusconismo.
Il terzo motivo è la distinzione: Monti non è e non vuole essere un “Bersani di centro” ma, al contrario, spinge e spiega e chiarisce e, insomma, fa tutto quanto è nelle sue possibilità di persuasione, perché sia l’altro a dover essere un “Monti di sinistra” ossia, fuor di metafora, perché il Pd deve sposare nel superiore interesse nazionale e delle future generazioni una politica fatta di riforme di stampo europeo. Monti si deve distinguere e far risaltare al meglio il suo tratto, mentre un patto segreto o palese, tacito o parlante avrebbe solo l’effetto di farlo assorbire da Bersani, il Pd e una logica bipolare tanto chiassosa ed entusiasta in campagna elettorale quanto sterile e dannosa al tempo del governo.
Detto in due parole: niente inciuci. Anche questo – l’inciucio – è un portato del bipolarismo bellicoso, tanto astrattamente ideologico quanto concretamente accomodante. Ma il montismo porta in soffitta anche l’inciucio e, semmai, ha l’obbligo di riscoprire il compromesso il cui presupposto è, ancora una volta, una buona rappresentazione della realtà, senza infingimenti e con chiarezza e distinzione. Insomma, signori, patti chiari e amicizia lunga.
(tratto da Liberal)