Su Twitter ieri Berlusconi diceva: «Soltanto io riesco ad unire il Nord ed il Sud del Paese”. Intende dire che soltanto lui è capace di unire il leghismo e il meridionalismo che sono, secondo i versi di Manzoni, l’un contro l’altro armati. E come riesce a fare questa strabiliante magia? Con le bugie. Si raccontano delle frottole al Nord e delle menzogne al Sud o, come in anni passati, si dice ai meridionali di stare tranquilli perché ai leghisti ci penserà lui, il Cavaliere. Quello stesso Cavaliere che gli stessi leghisti non vogliono come candidato alla presidenza del Consiglio. Tanto è vero che Maroni ha definito se stesso il candidato premier del Nord. Insomma, Berlusconi sta provando a fare lo stesso gioco del 1994, quando si alleò al Nord con la Lega e al Sud con il Msi, ma a differenza di diciannove anni fa le cose stanno molto, ma molto peggio. Rispetto al passato, Berlusconi oggi non è in grado di svolgere alcun ruolo di garante o di mediatore e il suo potere di persuasione nei riguardi della Lega è pressoché nullo.
Il peggio consiste in questo: al Nord si dice che è giusto e fattibile che il 75 per cento delle tasse versate rimanga nella regione di appartenenza, mentre al Sud si incentiva sempre la stessa politica di intermediazione il cui primo e ultimo scopo è ricavare soldi e risorse. Le due cose non solo non stanno insieme, ma sono contrarie e pensate l’una contro l’altra. Il Grande Sud di Micciché e Lombardo è di fatto una Lega meridionale concepita per contrapporsi alla Lega Nord. C’è chi questa esasperata rivendicazione territoriale, che spezza l’Italia in due, l’ha ribattezzata “terronismo”. Il risultato di Berlusconi è esattamente opposto a quello propagandato: non l’unione dei moderati ma dei populisti, non l’unione ma la dis-unità d’Italia.
La fase finale del bipolarismo bellicoso dà il peggio di sé. La destra e la sinistra si aggregano con tutto ciò che li allontana dal “buongoverno”: più aggregano per vincere, più si allontanano dal governo. Il caso del Pdl è emblematico: è una forza populista che in nome dell’unità si allea con una forza secessionista che ha come suo obiettivo il dichiarato disinteresse del governo nazionale per concentrarsi alla conquista della Lombardia nell’ottica di una macro-regione settentrionale. Berlusconi chiama questa scelta scellerata “unione dei moderati” ma è evidente a tutti che si tratta di “unione degli smodati” in chiave populista e secessionista. Il Grande Sud scimmiotta il secessionismo leghista nell’interesse di un meridionalismo passivo e rivendicativo che sfascia l’Italia da Sud. Il tutto non accade per la prima volta ma dopo il fallimento del 1994, la fine ingloriosa della Casa delle libertà e il fiasco storico del federalismo che non ha diminuito bensì aumentato il debito.
(tratto da Liberal)