Altro che Santoro e la fossa dei leoncini di Servizio pubblico, Berlusconi se potesse andrebbe a raccontare le sue storielle anche ai matrimoni, ai battesimi, alle cresime e perfino ai funerali. Bersani non è da meno e dopo venti anni propina ancora la solfa della sinistra come “l’Italia giusta”. Le loro apparizioni televisive appartengono al genere delle “teche Rai” ossia quei filmati di repertorio che vanno in onda nei tempi morti della giornata e si rispolverano per vedere come eravamo. Il guaio serio è che Berlusconi e la sinistra di Bersani non solo erano così venti anni fa, ma lo sono ancora oggi. La loro più che essere una politica per una società tardo-industriale, è proprio una politica archeologica e museale.
Le loro rispettive apparizioni e duelli a distanza – Bersani da Vespa, Berlusconi da Santoro – sono per la televisione delle repliche, per il cinema dei remake, per la storiografia delle imitazioni. E per la politica? Dei falsi. È evidente a tutti: i due non rappresentano l’inizio del nuovo, ma la fine del vecchio. È talmente vero che perfino i loro interlocutori, ossia Santoro e Vespa, sono vecchi nella recita dei ruoli. Nessuno di loro è figlio del nostro tempo perché sono tutti superstiti di un ventennio fallimentare che ha avuto la sua logica proprio nella sopravvivenza del simulacro rispetto alla realtà. Ieri sera, sulla rete Rai e su La7, è andato in onda “Il delitto perfetto”: che è sia il thriller di Alfred Hitchcock del 1954 sia il libro di Jean Baudrillard. Chi è stato ucciso? Il reale. E il reality politico della Seconda repubblica ne ha preso il posto. Per ripristinare il vero ordine delle cose e delle idee non ci vuole molto. Basta il telecomando.
Berlusconi e la sinistra di Bersani sono talmente vecchi che la loro decrepitezza non si misura neanche più con le cose che hanno già proposto e detto un milione di volte. No. La loro sopravvivenza a se stessi e al loro tempo è data dallo stile della loro recitazione che appartiene ormai ad un’altra epoca. È un po’ come accade a quegli scrittori che avendo già detto tutto quanto avevano da dire non riescono a scrivere più niente di interessante e vero, così ripetono se stessi e pubblicano cose edite e sentite. Per dire cose valide, capaci di interpretare le esigenze del tempo, avrebbero bisogno di fare nuove esperienze e di riprendere nuovamente contatto con la vita reale. Ma gli “scrittori” del bipolarismo scorso rifiutano il contatto con la vita reale perché il reale distruggerebbe definitivamente il loro reality. Così ieri sera è andata in scena la Scena Madre della Seconda repubblica: la recita in cui il politico non è un uomo in carne e ossa con i suoi pregi e difetti, virtù e vizi, competenze e limiti, bensì un personaggio ieri ingenuo oggi grottesco che interpreta la figura inesistente della Soluzione Istantanea.
(da Liberal)