Caro Giancristiano, poiché appartengo sicuramente a quella che definisci «sinistra infantile» («componente intellettuale», una di quelle che «non contano un cazzo»), sento doveroso rispondere alle tue – come di consueto – affilate parole, nel «fuoco della controversia» politico-elettorale, nella quale, come sai, appoggerò – con dubbi inevitabili, perché la politica, come scrivi, è compromesso – la rivoluzione civile di Antonio Ingroia.
Parto dalla fine, che fa esplodere la contraddizione logica del tuo discorso: Umberto Del Basso De Caro («sinistra partitica», quella che decide) detiene un «potere inutile», «ma è pur sempre un potere che svolge un ruolo». Quale? Alimentare se stesso? Mi pare che in te riemerga costantemente il “realismo” politico a cui la frequentazione hegeliana e crociana ti hanno plasmato. Un “realismo” giustificazionista, che cioè considera il “reale” necessariamente “razionale”. Stante questa premessa, ogni sinistra che non si adegui alla razionalità del reale è destinata a ricadere nell’utopia, nell’insignificanza…
Entriamo nel concreto: alle scorse Comunali la sinistra “partitica” ricandidò Fausto Pepe come sindaco. Io lo considerai totalmente sbagliato, per quanto fatto dallo stesso in precedenza. I fatti, mi pare, stiano dando ragione ai critici di allora, fatti che alimentano le tue doverose e puntuali critiche all’amministrazione. L’altra sinistra che avrebbe dovuto fare? Salire sull’Aventino? Essere dentro il processo per spostarlo, quando tutta l’impalcatura era tarlata? Si scelse la strada doverosa dell’esserci per testimoniare che si può essere sinistra senza cedere alle lusinghe di un potere che si autoalimenta.
Io mi sono convinto che la tua formazione ti impedisca letteralmente di capire cosa significhi essere di sinistra, quali siano le fonti che alimentano l’agire di un militante di tal fatta… Per quanto mi riguarda il PD, soprattutto quello beneventano, non ha quasi più nulla della sua origine… La sua stessa collocazione “a sinistra” per me è un problema, se analizzo le posizioni in campo economico, in particolare, se penso che ha appoggiato un governo di destra, come quello uscente, se penso ai riferimenti culturali (anche se ciò non mi impedisce di plaudire ad alcune candidature eccellenti per le prossime elezioni). La sinistra è nata per “cambiare lo stato di cose esistenti”. Questo il minimo comune denominatore. Soprattutto in relazione alla giustizia sociale. Questo nei secoli si può incarnare in forme molto diverse: dal comunismo agrario e messianico al comunismo scientifico, dalla socialdemocrazia alla convivialità… Opzioni spesso lontanissime per metodi, ma che hanno come stella polare l’uguaglianza (o giustizia) sociale. Il problema non è, dunque, fare o non fare compromessi, ma farli in vista di uno scopo preciso. Se questo scopo non c’è, la sinistra rimane tale solo nominalmente. E, per me, ribaltando il tuo discorso, questa è la sinistra “inutile”. Io la definisco “opzione blairiana”. Tony Blair trasformò il partito laburista in un’altra cosa, che nulla aveva a che fare con la sua tradizione. Perché? Perché solo così si “poteva governare”. Ma per fare cosa? Una forma meno traumatica di politica tatcheriana… Mi pare che molte sinistre europee, tra cui quella nostra, abbiano scelto l’opzione blairiana…
Noi, che «non contiamo un cazzo», continuiamo a credere che ci sia, appunto come tu scrivi, un’altra sinistra, capace di pensare un altro mondo possibile, di utilizzare altri mezzi che non siano quelli mortiferi del machiavellismo, una sinistra che sta vivendo un profondo rinnovamento nelle sue teorie (plurali) e nelle sue prassi (plurali), postnovecentesca. Mentre i riferimenti che tu fai sono ancora tutti interni a quella storia terribile, piena di errori ma anche di erranza proficue, cui attingere per “rifondare” quel sogno che accompagna l’umanità ed è per fortuna inestirpabile: che ci possa essere una società più equa.
Personalmente per questo mi batto: con lo studio, cercando di valorizzare e far conoscere quegli autori che meglio possono darci le parole per una sinistra del XXI secolo, con la prassi, partecipando attivamente a movimenti che cercano di incarnare questo modo nuovo ma anche antico d’essere sinistra, rinnovando forme e parole ma rimanendo fedeli alla missione di qualunque possibile sinistra che non sia un semplice flatus vocis.
Ah, dimenticavo… Chiudi il tuo articolo evocando l’infallibilità presunta della boriosa sinistra infantile. Corretto, rispetto ad una parte corposa del comunismo novecentesco. Ma, se oltre a guardare solo al passato, guardassi anche al presente, scopriresti come le acquisizioni dell’epistemologia hanno influenzato il pensiero della nuova sinistra, che, deposti i frusti strumenti pseudo-scientifici, ha ripreso a coltivare la virtù della “speranza” e, per dirla con Ivan Illich, a ricercare «utopie realizzabili». Senza queste speranze e queste utopie il mondo non si sarebbe evoluto. Il successo e il fallimento misurati con il tuo metro, del realismo politico, sono cosa ben triste. Quanto di più elevato e nobile ha raggiunto l’umanità è quasi sempre fiorito su uno sconfitto crocifisso, sul Golgota o sull’Appia, un riformatore sociale trucidato a Roma o a Berlino, un profeta chiliastico torturato… Quel poco di giustizia sociale e vita dignitosa che la maggior parte degli uomini ha nelle società occidentali è, quasi sempre indirettamente, il frutto di quella “sinistra inutile” che sento come unica possibile mia «eredita», seppure non preceduta da nessun testamento.
Sinistra infantile… Ottima definizione! Se gli “adulti” sono quelli che hanno smesso di sognare e di credere alle benefiche “illusioni” che sole fanno progredire il mondo verso il bello e il buono, se gli “adulti” sono quelli che si spartiscono potere e denaro, sibi suisque, se gli “adulti” sono quelli predicano per le masse bene e razzolano male nell’oscuro di parlamenti, regioni, comuni, province, partecipate, consigli d’amministrazioni, meglio custodire il “puer aeternus” che ciascuno di noi ha in sé. Questo fanciullo, fedele ai suoi sogni, cambia il mondo nel profondo, nel tempo lunghissimo in cui i Del Basso De Caro, i Bersani, i Monti, i Berlusconi saranno solo un’increspatura o un soffio.
Una grande scrittrice, Elsa Morante, ha scritto il manifesto della sinistra del XXI secolo… Dedicato agli F.P., i Felici Pochi, umiliati e offesi dagli I.M., gli Infelici Molti. La nostra libertà è «conoscere / che ogni meta di vittoria, ogni aspettazione d’applauso / è servile»:
«proprio in quest’impossibile
è il punto luminoso del teorema
il centro di valore
d’ogni città: della Gerusalemme siderale come
della repubblica di Marx, o della Politeia, o dell’Eden…
Quel punto è la salute della mente
e si capisce che i padroni praticoni ne hanno paura
come della loro morte».
Grandioso Sguera. Per confutare quanto affermato da Desiderio ne conferma tutte le tesi.
Si chiama palinodia.