A S. Agata dei Goti nel 1985 fu assassinato il vicesindaco Angelo Biscardi. Sullo sfondo dell’omicidio uno scenario inquietante, fatto di notevoli flussi finanziari destinati alla ricostruzione post-sismica, appalti e crescente infiltrazione camorristica. Per ben due volte fu incendiato l’archivio dell’ufficio tecnico comunale e fu persino sciolto il consiglio comunale. Ricordo che negli anni successivi nel centro saticulino fu arrestato un latitante eccellente, uno dei figli dell’emergente capoclan Gennaro Pagnozzi, detto o’ Giaguaro. Fu sorpreso senza armi e senza guardaspalle. Praticamente nel suo “territorio”. Lo scrissi sul Roma e la cosa, mi fu riferito, non fu particolarmente gradita dal Giaguaro, che proprio in quei giorni doveva essere giudicato in un processo in corso presso il tribunale di Avellino.
Sempre a S. Agata dei Goti negli ultimi mesi si sono registrati vari attentati incendiari ai danni di amministratori pubblici e cittadini. La matrice non è stata ancora individuata ma le modalità non sono dissimili da quelle che si registrano nei vicini comuni casertani, che sono notoriamente ad alta densità camorristica. Un particolare che desta, quindi, particolare inquietudine.
Ma a S. Agata dei Goti recentemente è sorta anche un’associazione di giovani guidata da Vittorio Iannotta. Si chiama La Voce del Popolo e sabato scorso ha promosso un affollato (soprattutto da giovani) convegno sulla legalità. Ospiti della serata l’ex parroco di Forcella, don Luigi Merola, e il giudice Raffaello Magi, estensore della storica sentenza del maxi-processo “Spartacus” che decapitò il vertice del clan dei Casalesi.
Proprio da quest’ultimo è partito l’ennesimo grido d’allarme: “Molti degli investimenti delle organizzazioni criminali della Campania, nel corso di questi ultimi anni, sono stati realizzati, purtroppo, dai clan proprio sul territorio in cui ci troviamo”.
A margine del convegno, ad un collaboratore di Ottopagine il magistrato ha poi spiegato: “Il Beneventano, pur non essendo teatro di scontri tra clan, è terreno di grosse operazioni finanziarie, derivanti da accordi presi agli inizi del 2000 tra clan operanti nelle province limitrofe e quello della zona, il clan Pagnozzi. Un’alleanza che in prima battuta è stata erroneamente sottovalutata e che invece, oggi, ci spinge a manifestare una grande preoccupazione”.
Un monito da non sottovalutare, dunque, anche perchè proviene da un magistrato di Casalesi ed affini se ne intende. E non poco….